Sotto le stelle
dimentico la Terra
Immenso cielo
Vivo lunghi silenzi
Esistenza fragile
© Angela Baldi
Non voglio più
ascoltare le grida
di dolore
che arrivano
dal mare
Non voglio più
scrivere pagine
dove le parole
muoiono
appena nate
Non voglio più
condividere idee
che trasformano
il senso della vita.
Non voglio più
giustificare l’uomo
prigioniero
del suo tempo
Non voglio più
aprire gli occhi
e scoprire che
le speranze sono
state spazzate via
da un vortice
di indifferenza.
Angela Baldi
Darei valore alle cose non per quello che valgono
ma per quello che significano.
Darei valore alle cose non per quello che valgono
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più.
So che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi
perdiamo 60 secondi di luce di cioccolata.
Se Dio mi concedesse un brandello di vita,
vestito con abiti semplici, mi sdraierei, al sole
e lascerei a nudo non solo il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
e aspetterei che si alzasse il sole.
Dipingerei le stelle con un sogno di Van Gogh.
con un poema di Benedetti, una canzone di Serrat
sarebbe la mia serenata alla luna.
Bagnerei con le mie lacrime le rose
per sentire il dolore delle spine
ed il bacio vermiglio dei petali.
Dio mio, se io avessi ancora un brandello di vita
non lascerei passare un solo giorno
senza dire alla gente che io amo, io amo la gente.
Convincerei ogni uomo ed ogni donna
che sono i miei favoriti
e vivrei innamorato dell’amore.
E dimostrerei agli uomini quanto sbagliano
quando pensano di smettere di innamorarsi
quando invecchiano senza sapere che invecchiano
quando smettono di innamorarsi.
Darei ad ogni bambino le ali
ma lo lascerei imparare, da solo, a volare.
Ai vecchi insegnerei che la morte
non arriva con la vecchiaia ma con l’oblio.
Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini…
Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità
sta in come si sale la china.
Ho imparato che quando un neonato afferra,
per la prima volta, con il suo piccolo pugno,
il dito di suo padre, lo terrà prigioniero per sempre.
Ho imparato che un uomo
ha diritto di guardare un’altro uomo
dall’alto verso il basso solo quando lo aiuta a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi
ma non mi serviranno davvero più a molto
perchè quando guarderanno in questa mia valigia,
infelicemente io starò morendo.
§ Gabriel Garcia Marquez.
E' con grande piacere che pubblico questo laboratorio dove, chi è della Puglia, potrà leggere i lavori anche in dialetto barese.
RACCOLTA " I SAIJKI AUTUNNALI IN DIALETTO"
E' una nuova iniziativa che mira alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio dei dialetti. Parlare di dialetto e lingue locali nell’epoca della globalizzazione, nella società contemporanea caratterizzata dall’avvento di Internet e dalla pluralità dei linguaggi, è davvero una grande sfida. Il dialetto racchiude in sé una forte volontà di ricordare, intimamente legata al bisogno di esprimere l’identità socio-culturale di una comunità . È la memoria del passato, un segno indelebile di appartenenza al luogo di origine, un amore incondizionato verso le proprie radici. Da custodire, divulgare e tramandare.
REGIONE PUGLIA -BARI
Angela Baldi
stagione autunno
Haiku
Ven settembr
A la scol iam'a sci
c ie bell
Traduzione
Viene settembre
A scuola dobbiamo andare
come è bello
*
Tanka
U prim fridd
Nun s'arrizz u pulp
nanz a la riv
le varc dondolescn
e u sol aspettn
Traduzione
Primi freddi
Non si arriccia il polpo
lungo la riva
Le barche dondolano
e aspettano il sole
*
Gogyoshi
Curt
M rgal
nu sorris
la lusc legger
de la dì
s ferm
Traduzione
Mi regalo
un sorriso
la tenera luce
del giorno
indugia.
*
Senryu
Ie la terra meie
viv da tant timp
agg perdut u cunt
Traduzione
È la mia terra
Vivo da tanto tempo
Ho perso il conto
*
Haiku (a piacere)
Sop la fnestr
so amsclat l viol
cu prim fridd
Traduzione
Sulla finestra
appassite le viole
con il primo freddo
*
Fenomeni atmosferici, fenomeni meteo e celesti - autunno -
Haiku
Vento d’autunno
Scoppiettano sul fuoco
le caldarroste
Traduzione
U vind d’autun
scopitescn sop o fuec
l caldarrost
*
Haiku
Stelle cadenti
nella volta celeste
Che cielo immenso
Traduzione
Stell cadend
dint a la volt clest-
C cil immens
*
Tanka
Luna seduta
al confine del mare
Magia di luce
Nella visione rara
si perdono i sogni
Traduzione
La lun asdut
mbond o mar
Magije d lusc
Iind a la vision rar
s perdn l senn
*
Gogyoshi
Rifugio
Nel cuore un rifugio
di giardini deserti
ombre del passato
e strade strette
di indifferenza.
Rfug
Ind o cor nu rfug
D giardin desert
Ombr du passat
E strad stret
D ndifferenz
*
Daishi (a piacere)
Vento del nord
esplode in spazi
abbandonati
Fa freddo
Traduzione
U vind du nord
Scopp iind a l spazii
Abbandonat
Fasc fridd
*
fiori, piante, frutti, cibo... - autunno -
Haiku
Ultimi caldi
Ridono bimbi in bici
la gara inizia
Traduzione
Ultm cald
ridn l pcninn sop la bcclet
la gar accmenz
*
Tanka
La foglia morta
Il vento e lo spazzino
si porta via
Cade la fitta nebbia
la strada copre di ombre
Traduzione
La foglia mort
U vind e lu spazzin
s la port
Scen la nebbi fort
la strad accmghiesc d' ombr
*
Senryu
Un guscio vuoto
appare questo mondo
Cade la pioggia
Traduzione
Nu gusc vacand
par stu munn
Scenn la piogg
*
Gogyoski
Breve
Mi regalo
un sorriso,
la tenera luce
del giorno
indugia.
Traduzione
Curt
m rgalesck
nu sorris
la tenera lusc
de la dì
arrmman
Poesia breve
Sono un bambino
Vorrei poter credere
ai miei sogni.
Traduzione
So nu pcninn
Vless potè credr
a l senn mii
Puglia-Bari- Angela Baldi
*
PUGLIA
Lo stemma della Regione Puglia è costituito da uno scudo, a sua volta sormontato da una corona “federiciana” dedicata a Federico II di Svevia. Lo scudo racchiude alla sua sommità 6 cerchi che rappresentano le sei province pugliesi. Il corpo centrale è costituito da un ottagono nel cui centro campeggia l’albero d’ulivo, simbolo della pace e fratellanza. L’ottagono invece, rappresenta Castel del Monte, costruzione di origine medievale che costituisce uno degli itinerari turistico-culturali più suggestivi della Regione.Lo stemma regionale raffigura un albero d’olivo che non soltanto ricorda che l’olio extravergine prodotto dalla spremitura delle drupe di questo albero rappresenta una delle risorse più preziose e importanti per l’agricoltura pugliese, ma anche un elemento costante nel paesaggio che diventa anche segno di unità di tutta la regione, da nord a sud.
Con un fare tranquillo
mi chiese se ero sua.
Non gli risposi con le labbra
ma risposi con gli occhi.
Ed egli m'innalzò
sopra il brusìo dei mortali,
rapido come un cocchio
che dilegua in un turbine di ruote.
Il mondo si staccò sotto di noi
come la terra sotto ai piedi
di chi si affaccia da un pallone
sulle vie dell'ètere.
L'abisso dietro a noi non esisteva,
c'erano i nuovi continenti.
Era l'eternità
prima della sua ora.
Per noi non più stagioni,
non v'era più la notte nè il meriggio.
Si fermò il sole su quell'orizzonte
e lo fissò per sempre nell'aurora.
Accadde
Mi donasti una scatola
piena di nulla
quello che il mondo
ogni giorno
dispensa generoso:
sentii la solitudine,
la peggiore, quella che viene
dal cuore e
che ti soffoca
in mezzo alla
folla.
Si chiuse il mondo,
di colpo scese il sipario,
di colpo nascose una storia
in pieno
svolgimento,
di colpo mi ritrovai sola
lontana da una platea
calda, accogliente, in cui
avevo dimenticato la vita.
Ritrovai fuori il vento,
le strade buie e silenti,
alzai gli occhi, guardai
il cielo:
com’era lontano!
Avrei voluto correre
libera e tornare
a viaggiare.
Con la speranza
mi abbandonai
a un vago fantasticare
luci variegate, sospese
nel cosmo
su un silenzio freddo,
percepii su di me
la tragica bellezza
della morte
mentre mi rendevo
conto della vita.
© Angela Baldi
Ho scelto di amarti in silenzio...
Poiché nel silenzio non trovo rifiuto,
Ho scelto di amarti nella solitudine...
Poiché nella solitudine nessuno ti possiede tranne me,
Ho scelto di adorarti a distanza...
Poiché la distanza mi proteggerà dal dolore,
Ho scelto di baciarti nel vento...
Poiché il vento è più dolce delle mie labbra,
Ho scelto di tenerti nei miei sogni...
Perché nei miei sogni, non hai fine.
Arrabbiati, ti amo arrabbiato e ribelle,
rivoluzione cocente, esplosione.
Ho odiato il fuoco che dorme in te,
sii di brace diventa una vena appassionata,
che grida e s’infuria.
Arrabbiati, il tuo spirito non vuole morire non essere
silenzio innanzi al quale scateno la mia tempesta
.La cenere degli altri mi è sufficiente, tu, invece, sii di brace.
Diventa fuoco ispiratore delle mie poesie.
Arrabbiati, abbandona la dolcezza, non amo ciò che è dolce
il fuoco è il mio patto,
non l’inerzia o la tregua con il tempo
non riesco più ad accettare la
serietà e i suoi toni gravi e tranquilli.
Ribellati al silenzio umiliante
non amo la dolcezza ti amo pulsante e vivo come un bambino
come una tempesta, come il destino assetato di gloria suprema, nessun
profumo può alterare le tue visioni, nessuna rosa…La pazienza?
È la virtù dei morti.
Nel gelo dei cimiteri, sotto l’egida dei versi
si sono addormentati e abbiamo dato calore alla vita
un calore esaltato,
passione degli occhi e delle gote.
Non ti amo oratore, ma poeta il
cui inno esprime ansia tu canti, sebbene alterato, anche se la tua gola
sanguina e se la tua vena brucia.
Ti amo boato dell’uragano nel vasto
orizzonte bocca tentata dalla fiamma, disprezzando la grandine
dove giacciono desiderio e nostalgia.
Odio le persone immobili aggrotta le
sopracciglia, mi annoi quando ridi
le colline sono fredde o calde,
la primavera non è eterna
il genio, mio caro amico, è cupo e i ridenti sono
escrescenze della vita
amo in te la sete eruttiva del vulcano
l’aspirazione della notte profonda a incontrare il giorno
il desiderio della sorgente generosa di stringere le otri
ti voglio fiume di fuoco,
la cui onda non conosce fondo.
Arrabbiati contro la morte maledetta non sopporto più i morti.
Nazik al-Mala’ika (Iraq – 1923-2007)
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi.
NADIA ANJUMAN
Nadia Anjuman, viene assassinata nel 2005. Durante il regime talebano ad Harat nel 1995 frequentava un circolo letterario mascherato da scuola di cucito: La Goodle Niddle School.
Finito il regime si iscrive all'Università, studia Lettere, pubblica una pregevole raccolta di poesia: "Gul-e-dodi" ("Fiore di fumo"). Si sposa. Il marito la uccide perché declama le sue poesie in pubblico. Aveva 25 anni.
Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri
dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L'ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,
Sono una donna che si è destata,
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.
Le porte chiuse dell'ignoranza ho aperto
Addio ho detto a tutti i bracciali d'oro
Oh compatriota, io non sono ciò che ero.
Sono una donna che si è destata.
La mia via ho trovato e più non tornerò più indietro.
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto
Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.
La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate
I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,
Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,
Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero
sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.
MEENA KAMAL (1957-1987)
Meena Keshwar Kamal è stata un'attivista afghana impegnata nella difesa delle donne e fondatrice del movimento femminista Associazione Rivoluzionaria delle donne dell'Afghanistan (RAWA)
E’ stata assassinata dai fondamentalisti islamici nell’anno 1987 quando aveva appena compiuto trent'anni.
(dalla bacheca di Nives Stabilini)
Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano… portami dove il tempo non esiste…
Tienila stretta nel difficile vivere.
Tienimi per mano… nei giorni in cui mi sento disorientata…
cantami la canzone delle stelle dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano, e stringila forte prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano e non lasciarmi andare… mai…
Haiku
un caldo luglio-
sul mare navigano grosse balene
un juillet chaud
les grandes baleines naviguent sur la mer
a hot July-
large whales sail on the sea
© Angela Baldi
Perché aspetti?
Aspetti che la vita ti faccia un miracolo?
Che le circostanze cambino in tuo favore?
aspetti chi? perché? quanto aspetti?
Se non ti alzi e diventi il tuo Dio
non puoi sperare che qualcosa cambi.
Se non cominci, niente si compirà.
Se non bussi, nessuna porta si aprirà.
Se non percorri la tua strada
nessuna mappa ti porterà da nessuna parte.
I miracoli accadono solo quando fai il primo passo
verso la tua realizzazione.. verso un tuo sogno.
Nessuno ti porterà un pacco regalo,
nessuno ti renderà felice.. se non tu stesso..
perciò alzati.. mettiti in viaggio..
il viaggio della tua felicità..
Naviga il mare delle tue emozioni. Vivi !
non rimandare niente.. non aspettare nessuno.
La tua mano è capace di disegnare i tuoi sogni,
di scrivere il tuo destino.
C’è
un universo
nella mia dimora
liberato
dal male
di una umanità
in frantumi.
E’ lì
che inseguo
le stelle
per non
cadere
nel silenzio
della mia
anima.
E’ lì
che non dissipo
con le rinunce
tutti i miei sogni
E’ lì
che ritrovo
limpido il
cielo
come acqua.
©Angela Baldi
Se cresci
senza nessuno che ti dica
che sei bello o che sei bravo,
senza una parola di conforto
che ti rassicuri
dandoti il tuo posto al sole
nel mondo,
niente sarà mai abbastanza
per ripagarti di quel silenzio.
Dentro
resterai sempre
un bambino
affamato di gentilezza,
che si sente brutto,
incapace e manchevole,
qualsiasi cosa accada.
E non importa se,
nel frattempo,
sei diventato
la più bella delle creature...
Ferzan Ozpetek
Forse allo scopo di
esorcizzarne il timore, da sempre si tende a rappresentare la stupidità in
chiave comica. Sono stupidi molti protagonisti di commedie di successo, alcune
figure della letteratura, sono stupidi i carabinieri protagonisti di molte
barzellette, e lo sono molto spesso gli asini delle favole, da quello di
Buridano al ciuco in cui si trasforma Pinocchio quando smette di studiare per
poter solo gozzovigliare.
“La stupidità ha un suo fascino, ed è persino
riposante” scriveva lo scrittore e umorista Ennio Flaiano.”Le persone e i libri
più sciocchi sono quelli che più ci ammaliano, che più ci tentano e che ci
tolgono ogni difesa”.
Ma attenzione: ridere della
stupidità potrebbe renderla “simpatica” e quindi portare a sottovalutarla
ulteriormente. Se infatti nella finzione lo stupido è perfettamente
riconoscibile come tale, ben diversa è la situazione nella realtà.
La stupidità, anzitutto, è
inconsapevole e recidiva. Il pericolo della stupidità deriva anche dal fatto
che lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce a dare maggiore forza
ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido infatti non riconosce i
propri limiti, resta fossilizzato nelle proprie convinzioni, non sa cambiare.
Nell’ambito clinico la stupidità è la malattia peggiore, perché è inguaribile. Lo
stupido è portato a ripetere sempre gli stessi comportamenti perché non è in
grado di capire il danno che fa e quindi non può autocorreggersi.
La stupidità è anche
contagiosa. Questo spiega anche come interi popoli possono essere facilmente
condizionati a perseguire obiettivi folli. Un fenomeno ben noto in psicologia.
Il contagio emotivo proprio del gruppo diminuisce le capacità critiche, crea
corto-circuiti cognitivi. Si verifica la cosiddetta “polarizzazione della presa
di decisione”, si sceglie la soluzione più semplice, che spesso è anche la meno
intelligente.
Oltre alla collettività, c’è
un altro fattore che sembra amplificare la stupidità: il trovarsi in una
posizione di comando. “Si paga caro l’acquisto del potere: il potere rende
stupidi” scriveva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Perché? Le persone
al potere sono spesso indotte a pensare che proprio perché sono al potere sono
migliori, più capaci, più intelligenti, più sagge del resto dell’umanità.
Inoltre sono circondate da cortigiani, seguaci e profittatori che rinforzano
continuamente questa illusione. Così chi è al governo arriva a compiere le più
grosse sciocchezze in mezzo all’accondiscendenza generale: come nella favola
dell’imperatore che, convinto di indossare abiti bellissimi, sfilava invece tra
i suoi sudditi completamente nudo. Una favola che non esaspera poi tanto quello
che accade nella realtà. Spesso nella quotidianità accade anche a chi si crede
migliore degli altri.
Ma… e se lo stupido fossi io?
A questo punto urge una
riflessione. Poiché una caratteristica degli stupidi è non sapere di esserlo,
se pensiamo di non esserlo, non possiamo in realtà escludere che lo siamo,
almeno qualche volta o almeno sotto qualche aspetto. Ma quello di pensare che solo gli altri siano
stupidi è un circolo vizioso altrettanto stupido. Si può infatti arrivare a
convincersi che tutto sia stupido, e che al dominio della stupidità ci si debba
adeguare. Ma in questo modo si finisce per essere, o sembrare, stupido. Invece
in ognuno di noi c’è un fattore di stupidità che è sempre maggiore di quello
che pensiamo . E che probabilmente ha anche una sua funzione evolutiva: serve
infatti a farci compiere atti avventati, che in molti casi possono essere più
utili che il non fare nulla. La stupidità, insomma, ci permette di sbagliare, e
nell’esperienza dell’errore c’è sempre un progresso della conoscenza.
Nell’elogio della pazzia, Erasmo da Rotterdam sostiene addirittura che senza
certe stupidaggini non saremmo neppure venuti al mondo. La stupidità, in quanto
atteggiamento irrazionale, consente all’uomo di accettare sfide che normalmente
non accetterebbe. Il punto chiave, quindi, è riconoscere i propri errori e
correggersi. E’ invece pericoloso non sbagliare o illudersi di essere
infallibili, dire -ho sbagliato- non è solo onesto: è un modo intelligente per
ridurre il potere della stupidità. Il più stupido degli stupidi è chi crede di
non sbagliare mai.
Copyright ©Angela Baldi
Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
... Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c’è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.
“Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un’intera generazione
È il poliziotto che corre all’impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L’inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
È questo
È questo
È questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.”
KEN SARO-WIWA, IL POETA NIGERIANO