lunedì 15 agosto 2016

IL TEMPO

Che sciocchi gli uomini quando ottengono da qualcuno delle inezie di nessun valore, facili da rimpiazzare, sono pronti a farsele mettere in conto; ma non c’è nessuno che si senta in debito, se gli si concede del tempo; eppure questa è l’unica cosa che non si può restituire, nemmeno se si prova grande riconoscenza. Non è povero chi si fa bastare quel che gli resta, anche se è poco. Resto sempre stupito quando vedo alcuni che, come se niente fosse, chiedono per sé spazi di tempo altrui, e altri che, se glielo si chiede, sono pronti ad accordare ore e ore della loro giornata; il fatto è che tutti prendono in considerazione lo scopo per cui si chiede di impegnare il tempo, ma nessuno valuta il tempo in sé: lo si chiede, come se fosse una cosa da nulla, e, come se non fosse niente, lo si concede. Eppure si gioca con la cosa pi preziosa che ci sia; inganna perché è immateriale, perché non la si vede: per questo non le si dà importanza, anzi è ritenuta quasi di nessun valore. Le rendite annue, gli stipendi si pagano cari: la gente se li suda e vi investe attività e impegno; al tempo invece nessuno dà valore; lo si usa con larghezza come si fa con una cosa che non costa nulla. Preso nel vortice degli affari e degli impegni ciascuno consuma la propria vita, sempre in ansia per quello che accadrà, e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani né lo teme. Molti uomini grandissimi a un certo punto si liberano da tutti gli impegni, rinunciano a ricchezze, incarichi, piaceri, e fino all’ultimo giorno non pensano ad altro che ad imparare a vivere; ma di essi i più escono dalla vita confessando di non sapere ancora vivere. L’uomo grande, quello che sa stare al di sopra degli errori umani non permette che gli si porti via neanche un minuto del tempo che gli appartiene, e proprio per questo la sua vita è lunghissima, perché è stata tutta a sua disposizione dal principio alla fine. Mai abbastanza ci si potrà stupire dell’ottusità della mente umana di fronte a questo problema: perché gli uomini non permettono che uno occupi i loro poderi, e per la minima divergenza su questioni di confini si infuriano e sono pronti a colpire con sassi e armi; poi tranquillamente lasciano che altri entrino nella loro vita, anzi sono loro stessi a introdurvi quelli che a poco a poco ne diventeranno i padroni. È ben difficile trovare uno disposto a dividere con altri il suo denaro: ma la vita ciascuno la distribuisce a centinaia di persone. Tutti sono avari quando si tratta di tenersi ben stretto il patrimonio, ma sono generosissimi nel buttare via il tempo: e pensare che questa è l’unica cosa di cui sarebbe molto decoroso essere avari! La vita umana, anche ammesso che superi i mille anni, sarà sempre chiusa in uno spazio ben limitato ma questo spazio di tempo che per legge di natura scorre velocemente, anche se la ragione vorrebbe prolungarlo, è inevitabile che vi sfugga subito: siete voi che non sapete afferrare e trattenere o anche solo frenare questa che è la più veloce di tutte le cose; ma ve la lasciate scappare di mano come se fosse un accessorio qualsiasi che si può sostituire. I giorni migliori fuggono, non c’è dubbio, se ci si lascia travolgere da faccende di ben poca importanza. Così la vecchiaia sorprende gli uomini quando, nello spirito, non sono ancora cresciuti, e li coglie impreparati e inermi; non l’avevano previsto infatti; e ci si trovano dentro da un momento all’altro, senza aspettarselo: non si rendevano conto che la vecchiaia si avvicinava un po’ tutti i giorni. Cerchiamo dunque che ogni momento ci appartenga: ma non sarà possibile, se, prima, non cominceremo noi ad appartenere a noi stessi. La vita si divide in tre momenti: passato, presente, futuro. Di questi il presente è breve, il futuro dubbio, il passato certo. Su quest’ultimo la sorte ha perduto ogni potere: il passato non può più dipendere dal capriccio di alcuno. Il presente è brevissimo, tanto da poter sembrare inesistente; infatti è sempre in movimento, scorre, precipita, cessa di essere prima ancora di arrivare. Spazia ampiamente la vita del saggio, che non si sente chiuso, come gli altri, entro limiti angusti e, abbraccia col ricordo il passato, utilizza il presente, pregusta il tempo che deve ancora venire. A lui rende lunga la vita questa possibilità di unire tutti i tempi insieme. Brevissima invece e piena di angosce è la vita di chi dimentica il passato, trascura il presente e ha paura del futuro. Vive veramente chi è utile all’umanità e sa usare se stesso; mentre coloro che stanno appartati e nell’inerzia, fanno della loro casa una tomba. Ti è data la vita. Ti è data la capacità di crescere. Ti è data ogni occasione di raggiungere la cima più alta della coscienza. Ti è dato un cuore che può sbocciare. Sentiti grato alla vita, e se ti senti grato diventerai sempre più degno e sempre più umile - senza risentimento, senza lamento. E proprio questo è lo stato di un uomo sapiente. Non c’è bisogno che tu appartenga a una sapienza organizzata per essere sapiente. Sapienza è la gratitudine che provi per l’esistenza. Gli alberi così belli, il cielo infinito, così tante stelle! e non hai dovuto pagare per questo. Ti è dato questo immenso universo con tutta la sua bellezza, le albe, i tramonti, e tutti i fiori e gente stupenda. Osserva, e ti renderai conto che ti è stato dato così tanto, ma tu l’hai dato per scontato. Non l’hai mai considerato un regalo che l’esistenza ti ha fatto senza che tu lo chiedessi, senza che tu lo pretendessi. Una volta che cominci a vedere tutto quello che ti è stato dato, il tuo cuore si riempirà di gratitudine. E questa gratitudine aprirà tutte le porte, tutte le finestre. Una sola cosa ti collega con l’esistenza ed è la gratitudine. Allora cominceranno ad accaderti delle cose inaspettate. E ti si apriranno le porte dei misteri.

Lucio Anneo Seneca

sabato 13 agosto 2016

La leggenda del re pescatore- Parry Robbie Williams



 "La conosci la storia del Re Pescatore?
Comincia col re da ragazzo, che doveva passare la notte nella foresta per dimostrare il suo coraggio e diventare re, e mentre passa la notte da solo è visitato da una visione sacra: nel fuoco del bivacco gli appare il Santo Graal, simbolo della grazia divina, e una voce dice al ragazzo: "Tu custodirai il Graal onde possa guarire il cuore degli uomini!".
Ma il ragazzo accecato dalla visione di una vita piena di potere, di gloria, di bellezza, in uno stato di completo stupore, si sentì per un attimo non un ragazzo, ma onnipotente come Dio, allungò la mano per prendere il Graal e il Graal svanì, lasciandogli la mano tremendamente ustionata dal fuoco.
E mentre il ragazzo cresceva, la ferita si approfondiva, finché un giorno la vita per lui non ebbe più scopo, non aveva più fede in nessuno, neanche in sé stesso, non poteva amare ne sentirsi amato, era ammalato di troppa esperienza, e cominciò a morire. Un giorno un giullare entrò al castello e trovò il re da solo, ed essendo un semplice di spirito egli non vide il re, vide soltanto un uomo solo e sofferente, e chiese al re: "Che ti addolora amico?" e il re gli rispose: "Ho sete e vorrei un po' d'acqua per rinfrescarmi la gola".
Allora il giullare prese una tazza che era accanto al letto, la riempì d'acqua e la porse al re, ed il re cominciando a bere si rese conto che la piaga si era rimarginata.
Si guardò le mani e vide che c'era il Santo Graal, quello che aveva cercato per tutta la vita.
Si volse al giullare e chiese stupito: "Come hai potuto trovare tu quello che i miei valorosi cavalieri mai hanno trovato?" e il giullare rispose: "Io non lo so, sapevo solo che avevi sete"

(Parry-Robin Williams - "La leggenda del re Pescatore")

lunedì 8 agosto 2016

QUANDO I TUOI OCCHI INCONTRANO LA MIA SOLITUDINE.






Quando i tuoi occhi incontrano la mia solitudine
il silenzio diventa frutto
e il sonno tempesta
si socchiudono porte proibite
e l’acqua impara a soffrire.

Quando la mia solitudine incontra i tuoi occhi
il desiderio sale e si spande
a volte marea insolente
onda che corre senza fine
nettare che cola goccia a goccia
nettare più ardente che un tormento
inizio che non si compie mai.

Quando i tuoi occhi e la mia solitudine si incontrano
mi arrendo nuda come la pioggia
e nuda come un seno sognato
tenera come la vite che matura il sole
molteplice mi arrendo
finché nasca l’albero del tuo amore

Tanto alto e ribelle
Tanto alto e tanto mio
Freccia che ritorna all’arco
Palma azzurra piantata nelle mie nuvole
Cielo crescente che niente fermerà.

§ Joumana Haddad. §

domenica 7 agosto 2016

Ce ne andremo







Ce ne andremo un giorno
uno alla volta, in silenzio,
 senza preavviso,varcheremo
la soglia del silenzio
 lo sguardo mesto, assorto,
il cuore sereno rivolto
 verso l’altrove.
 Saluteremo la casa terrena
 i tramonti  le maree
la neve i gabbiani
i fiori  le libellule
 i delfini le cascate
 ai compagni lasceremo
un sorriso, diremo loro:
 - L'inizio del viaggio
 ci attende sulla riva
 di un fiume che  mai
navigammo: Caronte  
ci traghetterà fino alla meta.-
Nel cuore nessun rimpianto
 il viaggio ci condurrà
 verso il noi  e diremo
all'altro, che tenevamo
per mano -Ti aspettavo,
amico, possiamo andare.-
(Angela Baldi)



sabato 6 agosto 2016

I FOLLI E GLI AMANTI



Non posso vivere povero nell’ignoranza
Mi occorre vedere sentire e abusare
Sentirti nuda e vederti nuda
Per abusare delle tue certezze
Per fortuna o per disgrazia
Io conosco a memoria il tuo segreto
Tutte le porte del tuo impero
Quelle degli occhi quelle delle mani
Dei seni e della bocca dove ogni lingua si scioglie
E la porta del tempo aperta tra le tue gambe
Il fiore delle notti d’estate alle labbra della folgore
Alla soglia del paesaggio dove il fiore ride e piange
Pur serbando questo pallore di perla morta
Pur donando il tuo cuore pur aprendo le tue gambe
Sei come il mare tu culli le stelle
Sei il campo d’amore tu unisci e separi
I folli e gli amanti
Sei la fame il pane la sete la grande ebbrezza
E l’ultimo connubio tra sogno e virtù.

-Paul Eluard


giovedì 4 agosto 2016

Don Chisciotte


A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari,
a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore,
a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai “vincibili” dunque, e anche
agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali,
ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene…
a tutti i teatranti.

Miguel de Cervantes, Don Chisciotte