giovedì 14 maggio 2015

LA MIA LUNGA STRADA VERSO IL PERDONO

Infinito

Perdonare? Ma come faccio? In testa mi gira la frase di Primo Levi: “si muore per un sì e per un no!”. Mi sento in colpa perché sono sopravvissuta! Mi guardo in giro e vedo solo morte e sofferenza. Qualcuno mi chiede aiuto: “ti prego, dammi un po’ acqua!”. Mi faccio coraggio, mi alzo e inizio ad aiutare. Mi guardo intorno e mi rendo conto del numero dei morti e della quantità di sangue che scorre; mi gira la testa e mi devo sedere.
No, non può essere vero! Invece sì, sto vivendo un incubo… reale.
Quelle ore passate nel parcheggio dell’ultimo piano del Centro Commerciale Westgate, a Nairobi, sono state le più drammatiche della mia vita. Forse, in altri post, riuscirò a scrivere di più su come ho trascorso quei momenti.
Adesso, mi preme raccontare come, alla fine, sia riuscita a scegliere la strada del perdono, un lungo percorso con alti e bassi, ma che alla fine porta alla pace interiore: ne sono convinta.
Forse, non posso dire d’aver raggiunto la pace interiore, ma sicuramente posso dire di essere in pace.
L’odio e il risentimento sono pesanti da portare sulle spalle e io ho una missione più grande: vivere. Gustare la vita nella sua dolcezza e nella sua amarezza. Accettare, perdonare e andare avanti. Non voglio trasmettere odio e sentimenti di vendetta alle generazioni future: voglio insegnare alle mie figlie il perdono e il rispetto per la vita e la dignità umana.
Ho scelto di parlare del mio dolore pubblicamente, anche perché noi Somali tendiamo sovente a non parlare di queste cose. “È destino, doveva andare così! “Vai avanti e sii forte”, ti ripetono. Sono forte e vado avanti, ma penso che raccontare la propria sofferenza e, soprattutto, che cosa questa esperienza dolorosa mi ha insegnato, sia un grosso dovere, oltre che un segno di coraggio.
Non mi lamento, ma voglio condividere, compartecipare.
Penso che condividere il proprio dolore, cosa che accomuna molti somali, possa essere una strada importante per riconciliazione. Sì, perché noi somali, anche se non vogliamo riconoscerlo, conserviamo purtroppo tutti profonde sofferenze in comune: in questi anni, ciascuno di noi ha visto morire i propri cari e la guerra ci ha lasciato ferite fisiche ed emotive difficili da rimarginare.
È il momento di condividere, parlare e perdonarsi. Spezziamo la catena della vendetta e del risentimento, di cui siamo stati, per troppi anni, prigionieri. È il momento di cominciare a camminare insieme verso la liberazione più profonda, quella dell’anima.
Mariam Yassin

giovedì 7 maggio 2015

Erich Fromm e l'amore





L'amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un'attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un oggetto d'amore.
Se una persona ama solo un'altra persona ed è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento simbiotico.
La maggior parte della gente crede che l'amore sia costituito dall'oggetto, non dalla facoltà di amare, ma l'amore è un'attività, un potere dell'anima.
Erich Fromm

mercoledì 6 maggio 2015

Conosci te stesso



Il "conosci te stesso" resta uno dei comandamenti fondamentali, che mirano a creare la base della forza e della felicità dell'uomo.

Erich Fromm

sabato 2 maggio 2015

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Rainer Maria Rilke

Non sono dei ricordi
a trattenerti in me;
né ti fa mia la forza
di un bel desiderio.
Quanto ti fa presente
è quella curva ardente
che una lenta tenerezza
descrive nel mio sangue.
Io non sento il bisogno
di vederti apparire;
è bastato nascessi
per perderti un po’ meno.

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° Fotografia Eric Lafforgue