sabato 30 settembre 2017

(I sogni dei ciechi- FB)



Intere generazioni
sono state rinchiuse
dietro sbarre
e dentro gabbie
di oppressione
e rifiuto.
Anche la mia,
e abbiamo contestato
fatto la voce grossa
cantato in coro
usato la veemente forza
della nostra non violenza.
E col tempo,
solo molto dopo,
siamo riusciti
ad abbattere quelle sbarre
e ad uscire fuori da quelle gabbie
ma in silenzio
e non, come avevamo creduto,
tutti insieme,
ma ad uno ad uno…
e non ci siamo accorti
che per qualcuno
forse troppi
le sbarre le avevano soltanto
spostate un po’ più in là…

venerdì 22 settembre 2017

E' proibito





È proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
È proibito non mostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perchè le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle sue mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento
per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.
È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
Alfredo Cuervo Barrero

Darei valore alle cose non per quello che valgono ma per quello che significano.



Darei valore alle cose non per quello che valgono
ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più.
So che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi
perdiamo 60 secondi di luce di cioccolata.
Se Dio mi concedesse un brandello di vita,
vestito con abiti semplici, mi sdraierei, al sole
e lascerei a nudo non solo il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio
e aspetterei che si alzasse il sole.
Dipingerei le stelle con un sogno di Van Gogh.
con un poema di Benedetti, una canzone di Serrat
sarebbe la mia serenata alla luna.
Bagnerei con le mie lacrime le rose
per sentire il dolore delle spine
ed il bacio vermiglio dei petali.
Dio mio, se io avessi ancora un brandello di vita
non lascerei passare un solo giorno
senza dire alla gente che io amo, io amo la gente.
Convincerei ogni uomo ed ogni donna
che sono i miei favoriti
e vivrei innamorato dell’amore.
E dimostrerei agli uomini quanto sbagliano
quando pensano di smettere di innamorarsi
quando invecchiano senza sapere che invecchiano
quando smettono di innamorarsi.
Darei ad ogni bambino le ali
ma lo lascerei imparare, da solo, a volare.

Ai vecchi insegnerei che la morte
non arriva con la vecchiaia ma con l’oblio.
Ho imparato molte cose da voi, dagli uomini…
Ho imparato che tutti, al mondo,
vogliono vivere in cima alla montagna
senza sapere che la vera felicità
sta in come si sale la china.
Ho imparato che quando un neonato afferra,
per la prima volta, con il suo piccolo pugno,
il dito di suo padre, lo terrà prigioniero per sempre.
Ho imparato che un uomo
ha diritto di guardare un’altro uomo
dall’alto verso il basso solo quando lo aiuta a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi
ma non mi serviranno davvero più a molto
perchè quando guarderanno in questa mia valigia,
infelicemente io starò morendo.

§ Gabriel Garcia Marquez. §

lunedì 18 settembre 2017

Kahlil Gibran - Anima




Il vostro cuore conosce nel silenzio i segreti dei giorni e delle notti.
Ma il v...ostro orecchio brama il suono della conoscenza che il cuore ha.
Vorreste sapere con le parole ciò che da sempre conoscete nel pensiero.
Vorreste toccare con le dita il corpo nudo dei vostri sogni.
Ed è bene sia così.
La nascosta sorgente dell'anima dovrà pur sgorgare e correre mormorando al mare;
E il tesoro dell'infinita vostra profondità dovrà pur rivelarsi al vostro sguardo.
Ma non vi siano bilance a pesare questo tesoro ignoto;
Né sondate le profondità della conoscenza in voi con asta o scandaglio.
Poiché il vostro io è infinito e sconfinato mare.
Non dite, " Ho trovato la verità", ma piuttosto " Ho trovato una verità".
Nè dite, "Ho trovato il sentiero dell'anima." Dite invece, " Ho incontrato l'anima che avanzava su ogni sentiero".
L'anima non cammina su di una linea, e nemmeno cresce come una canna.
L'anima si apre come fior di loto dagli innumerevoli petali.


venerdì 15 settembre 2017

Filo Spinato



Su un acceso rosso tramonto,
Sotto gli ippocastani fioriti,
Nel piazzale giallo di sabbia ,
Ieri i giorni sono tutti uguali,
Belli come gli alberi fioriti,
E' il mondo che sorride,
E io vorrei volare ma dove?
Un filo spinato impedisce che 
qui dentro sbocciano i fiori,
Non posso volare,
Non voglio morire

( scritto da Peter bambino ucciso nel ghetto di Terezin)

PERCHE' RESTARE.


Chi sia stato il primo, non
è certo. Lo seguì un secondo. Un terzo.
Poi, uno dopo l'altro, tutti
han preso la stessa via.
Ora non c'è più nessuno.
La mia
casa è la sola
abitata.
Son vecchio
Che cosa mi trattengo a fare,
quassù, dove tra breve forse
nemmeno ci sarò più io
a farmi compagnia?
Meglio - lo so - è ch'io vada
prima che me ne vada anch'io.
Eppure, non mi risolvo. Resto.
Mi lega l'erba. Il bosco.
Il fiume. Anche se il fiume è appena
un rumore ed un fresco
dietro le foglie.
La sera
siedo su questo sasso, e aspetto.
Aspetto non so che cosa, ma aspetto.
Il sonno. La morte direi, se anch'essa
da un pezzo - già non se ne fosse andata
da questi luoghi.
Aspetto
e ascolto.
(L'acqua,
da quanti milioni d'anni, l'acqua,
ha questo suo stesso suono
sulle sue pietre?)
Mi sento
perso nel tempo.
Fuori
del tempo, forse.
Ma sono
con me stesso. Non voglio
lasciare me stesso uscire
da me stesso come,
dal sotterraneo
il grillotalpa in cerca
d'altro buio.
Il trifoglio
della cìttà è troppo
fitto. lo son già cieco.
Ma qui vedo. Parlo.
Qui dialogo. lo
qui mi rispondo e ho il mio
interlocutore. Non voglio
murarlo nel silenzio sordo
d'un frastuono senz'ombra
d'anima. Di parole
senza più anima.

§ Giorgio Caproni. §

martedì 5 settembre 2017

N. Qabbani




Io non ho detto loro di te
ma essi videro che ti lavavi nelle mie pupille,
io non ho parlato loro di te
ma essi ti hanno letto nel mio inchiostro e nei miei fogli.

N. Qabbani