Arrabbiati, ti amo arrabbiato e ribelle,
rivoluzione cocente, esplosione.
Ho odiato il fuoco che dorme in te,
sii di brace diventa una vena appassionata,
che grida e s’infuria.
Arrabbiati, il tuo spirito non vuole morire non essere
silenzio innanzi al quale scateno la mia tempesta
.La cenere degli altri mi è sufficiente, tu, invece, sii di brace.
Diventa fuoco ispiratore delle mie poesie.
Arrabbiati, abbandona la dolcezza, non amo ciò che è dolce
il fuoco è il mio patto,
non l’inerzia o la tregua con il tempo
non riesco più ad accettare la
serietà e i suoi toni gravi e tranquilli.
Ribellati al silenzio umiliante
non amo la dolcezza ti amo pulsante e vivo come un bambino
come una tempesta, come il destino assetato di gloria suprema, nessun
profumo può alterare le tue visioni, nessuna rosa…La pazienza?
È la virtù dei morti.
Nel gelo dei cimiteri, sotto l’egida dei versi
si sono addormentati e abbiamo dato calore alla vita
un calore esaltato,
passione degli occhi e delle gote.
Non ti amo oratore, ma poeta il
cui inno esprime ansia tu canti, sebbene alterato, anche se la tua gola
sanguina e se la tua vena brucia.
Ti amo boato dell’uragano nel vasto
orizzonte bocca tentata dalla fiamma, disprezzando la grandine
dove giacciono desiderio e nostalgia.
Odio le persone immobili aggrotta le
sopracciglia, mi annoi quando ridi
le colline sono fredde o calde,
la primavera non è eterna
il genio, mio caro amico, è cupo e i ridenti sono
escrescenze della vita
amo in te la sete eruttiva del vulcano
l’aspirazione della notte profonda a incontrare il giorno
il desiderio della sorgente generosa di stringere le otri
ti voglio fiume di fuoco,
la cui onda non conosce fondo.
Arrabbiati contro la morte maledetta non sopporto più i morti.
Nazik al-Mala’ika (Iraq – 1923-2007)
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