domenica 27 febbraio 2011

NEL FIUME


In un sogno, nel cuore della notte,

la trave si spezzava sotto i miei piedi

e io precipitavo nel fiume impetuoso.

......
La trave era la vita, l'acqua il pianto

del mio popolo, la corrente

era la distruzione. Perché mai tanta morte?

Poeta anonimo eritreo

giovedì 17 febbraio 2011

In tutti i piani


In tutti i suoi piani

padroneggia

le luci,

le piccole e le grandi luci,

non cambiando

l'eleganza proclamata

dell'anima innamorata.

Del resto,

senza distinzione,

confluisce

in un cielo colorato,

rappresentando

queste sottili

leggi d'amore.

Allorchè

la forma primaria,

afferma la sua essenza...

l'amore

sgorga verso l'alto.

(Alfredo d'Ecclesia)

lunedì 14 febbraio 2011

Andare lenti

Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo perchè l'andare a piedi è sfogliare un libro e invece correre è guardarne solo la copertina.
Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza comquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da sè e aspettare in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le mani.
Andare lenti è rispettare il tempo, abitare con poche cose di grande valore, con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e pronti ad esplodere oppure puntati verso il cielo perchè stretti da mille interdetti.
Andare lenti è ruminare, imitare lo sguardo infinito dei buoi, l'attesa paziente dei cani, sapersi riempire la giornata con un tramonto, pane e olio.
Andare lenti vuol dire avere un grande armadio di sogni, con grandi racconti per piccoli viaggiatori...
andare lenti è il flosofare di tutti,vivere ad un'altra velocità,più vicini agli inizi e alle fini, laddove si fa l'esperienza grande del mondo...
andare lenti significa poter scendere senza farsi male, non annegarsi nelle emozioni industriali, ma essere fedeli a tutti i sensi, assaggiare con il corpo la terra che attraversiamo...
andare lenti vuol dire ringraziare il mondo, farsene riempire...
(liberamente tratto da Pensiero meridiano di Franco Cassano)

lunedì 7 febbraio 2011

Il testamento di Marquez

Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stracci e

mi regalasse un tozzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso,

però, in definitiva penserei comunque tutto ciò che dico. Darei valore alle

cose, non per ciò che valgono, ma per ciò che significano.

Dormirei poco, farei correre di più la voce, capisco ora che per ogni

minuto in cui chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.

Proseguirei dove gli altri si fermano, mi alzerei quando gli altri dormono.

Ascolterei quando gli altri parlano, e come gusterei un buon gelato di

cioccolato.
Se Dio mi ossequiasse di un tozzo di vita, vestirei semplicemente, mi

butterei sotto il sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo ma anche

la mia anima. Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul

ghiaccio, e attenderei che sparisca il sole.

Disegnerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle un poema di Benedetti, ed

una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Bagnerei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro

spine, ed il rosso bacio dei loro petali ...
Dio mio, se io avessi un tozzo di vita .... non lascerei passare nemmeno un

istante senza dire alla gente che amo, che l'amo.
Convincerei ogni donna o uomo che sono i miei favoriti e vivrei innamorato

dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano: smettono di innamorarsi quando

invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi.

A un bimbo darei ali, però lascerei che da solo impari a volare. Ai vecchi

insegnerei loro che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.

Tante cose ho imparato da voi uomini ...

Ho imparato che tutto il mondo vuole vivere sulla cima della montagna,

senza sapere che la vera felicità stà nel modo di scalare la scarpata.
Ho imparato che quando un bimbo appena nato stringe con il suo piccolo

pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo coglie per sempre.

Ho imparato che un uomo solo ha il diritto a guardare ad un altro verso il

basso, quando deve aiutarlo a sollevarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, però alla fine non

serviranno a molto, perché quando guarderete dentro questo zaino,

sfortunatamente starò morendo.

venerdì 4 febbraio 2011

Una notte d'inverno

La tempesta poggia la sua bocca alla casa
e soffia per emettere un suono.
Dormo inquieto, mi giro, leggo
il testo della tempesta assopita.


Ma gli occhi del bambino sono spalancati al buio
e il temporale mugola per lui.
Entrambi amano le lampade che dondolano.
Entrambi sono a metà strada dal linguaggio.


La tempesta ha mani infantili e ali.
La carovana si lancia verso la Lapponia.
E la casa avverte la sua costellazione di chiodi
che tiene insieme le pareti.


La notte è immobile sul nostro pavimento
(dove tutti i passi attutiti
riposano come foglie affondate in uno stagno)
ma fuori infuria la notte!


Sul mondo passa una piú grave tempesta.
Poggia la sua bocca alla nostra anima
e soffia per emettere un suono – temiamo
che la tempesta soffiando ci svuoti.


Tomas Tranströmer