domenica 30 gennaio 2011

Serata di filosofia Novembre 2010

Fin tanto che non si pratica quotidianamente ciò in cui si Crede non è possibile stabilire se si sta percorrendo la strada giusta.
Se nel praticare il tuo Credo vivi positività vuol dire che vi è un’autentica similarità tra Te e ciò in cui affermi di credere.
Per questo è necessario essere sempre sinceri con se stessi e soprattutto onesti di fronte alle proprie intenzioni.
Esistono tante Verità, tante cose stupefacenti e incredibili da scoprire attraverso una pratica di crescita spirituale, ma ogni passo in avanti può risultare sterile se non è supportato da una costante pratica nei confronti della semplicità della Vita.
La vita è uno strumento per raggiungere il proprio Obiettivo intimo, conosciamo l’Obiettivo se innanzitutto sappiamo analizzare ciò che siamo.
Il Maestro ci Insegna che nessuno ti può cambiare, nessuno può darti o toglierti qualcosa. In Te c’è tutto.
A questa Verità si giunge partendo col dare innanzitutto valore ad ogni singolo momento, ad ogni singola azione che decidiamo di compiere.
L’Uomo arrivato non è colui che fa sfoggio di grandi poteri, ma è Colui che, pur essendosi conquistato grandi poteri, Vive semplicemente la propria Vita disponibile ad essere utile agli altri, mantenendo saldo l’ equilibrio.
Arrivato è l’Uomo che non si ferma mai, Crea in ogni Qui e Ora, e in ogni Qui e Ora vive la totalità dell’Essere.
A grandi mete si giunge attraverso tanti piccoli passi.
Dhanly

(Samgha filosofico buddhista Theravada

via Bornò 5, Sirtori (LC) tel. 349/3692125 samghasirtori@gmail.com)

venerdì 28 gennaio 2011

Hermann Hess

E tutto insieme, tutte le voci,

tutte le mete, tutti i desideri,

tutti i dolori, t...utta la gioia, tutto il bene e il male,

tutto insieme era il mondo.

Tutto insieme era il fiume del divenire,

era la musica della vita.



(Hermann Hesse - “Siddharta”)

giovedì 20 gennaio 2011

Friedrich Nietzsche

Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa s...ia oggi: salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo. È così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno, legato brevemente con il suo piacere ed il suo dispiacere, attaccato cioè al piolo dell’attimo e perciò né triste né annoiato… L’uomo chiese una volta all’animale: “Perché mi guardi soltanto senza parlarmi della felicità?” L’animale voleva rispondere e dice: “Ciò avviene perché dimentico subito quello che volevo dire” – ma dimenticò subito anche questa risposta e tacque: così l’uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso, di non poter imparare a dimenticare e di essere sempre accanto al passato: per quanto lontano egli vada e per quanto velocemente, la catena lo accompagna. È un prodigio: l’attimo, in un lampo è presente, in un lampo è passato, prima un niente, dopo un niente, ma tuttavia torna come fantasma e turba la pace di un istante successivo. Continuamente si stacca un foglio dal rotolo del tempo, cade, vola via – e improvvisamente rivola indietro, in grembo all’uomo. Allora l’uomo dice “Mi ricordo”.

giovedì 13 gennaio 2011

KAHLIL GIBRAN

Non sono né un artista né un poeta.

Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,

ma non sono in sintonia

con i miei giorni e le mie notti.

Sono una nube,

una nube che si confonde con gli oggetti,

ma ad essi mai si unisce.

Sono una nube,

e nella nube è la mia solitudine,

la mia fame e la mia sete.

La calamità è che la nube, la mia realtà,

anela di udire qualcun altro che dica:

-Non sei solo in questo mondo

ma siamo due, insieme,

e io so chi sei tu-