lunedì 18 novembre 2013

La crisi dell'uomo




 
E’ vero che oggi stiamo vivendo in un’epoca senza valori? È questo che porta l’individuo e l’intera umanità alla così detta crisi esistenziale?
 Siamo continuamente scossi da notizie tragiche, suicidi, omicidi, genitori che uccidono i figli e viceversa, stragi quasi annunciate e attribuite a momenti di follia o a un termine ormai abusato come la depressione. Spesso si sente dire che tutto questo dipende dalla mancanza di quei valori che dovrebbero guidarci e darci una giusta dimensione della realtà.  Come si può spiegare questa crisi di valori?
 A dettare questi gesti estremi troviamo spesso un’incapacità di chi li compie ad affermare la propria individualità: un forte disorientamento che porta all’impossibilità di percepire e definire con chiarezza la propria individualità. L’individualità, le proprie esigenze, i propri pensieri, finisce per prendere il sopravvento su tutto quello che ci circonda.
 Si ha l’impressione che quello che sfugge al nostro controllo e alla nostra comprensione crei un senso di disagio, ma perché si arriva a temere così quello che non si riesce a capire e a spiegare?
 L’uomo è atterrito, angosciato, annichilito. Gli sembra di non avere un volto, un’identità, uno sguardo, in un mondo vuoto, privo ormai di alcun senso, di certezze, di riferimenti metafisici.
Il mondo moderno è succube di una crisi morale, la quale ha portato l’umanità nell’angoscia dell’assurdo e alla perdita delle certezze ultime dell’uomo. Crollano i valori, il nulla è il fondamento nascosto del mondo, l'uomo si è rinchiuso nella gabbia della libertà, dell'esaltazione dell'io, dell'esteriorità rinunciando a essere se stesso.
 L’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione e la speranza: la crisi porta alla rinuncia di essere uomo, anche se la sfida è il contrario: recuperarsi come tale, riandare verso se stessi per rigovernarsi (governo di sé, saper partecipare alla propria vita, avere autorità di sé), attraverso un processo di maturazione  per imparare a praticare l'adultità del sé per avere consapevolezza continua del proprio progetto.
Dovrebbe spogliarsi del vecchio abito mentale per acquisire la convinzione di non possedere più la verità con la V maiuscola e conquistare, invece, la capacità di porre i problemi, di imparare a interpretarli con una nuova riflessività sulla memoria che gli consentirà di vedere che può esportare nel futuro.
E' dalla memoria che gli arriverà il richiamo a quello che è stato per proiettarlo in un nuovo progetto: ogni persona ha una responsabilità unica nei confronti di sé e degli altri, è il fuoco centrale che si fa filtro tra sé e il mondo.
Non posso essere neutro, devo ritrovare i valori del giusto e dell'equo, del bene comune, il principio forte della relazionalità e della condivisione attraverso le categorie dell'amore, del dono, del riconoscimento dell'appartenenza dell'altro alla comunità.
“Davanti a noi stanno cose migliori di quelle che ci siamo lasciati alle spalle.” (Clive Staples Lewis) (Angela Baldi)

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