venerdì 22 novembre 2013

La terapia musicale

Nel medioevo, i depositari della scienza medica e musicale sono i monaci. Significativi, ad esempio, sono gli studi e la sperimentazione concreta di Nokter Balbulus, monaco, terapeuta e musicologo nella abbazia di San Gallo in Svizzera. Ed utile ricordare che, nella stessa epoca, l'uso del flauto anche come mezzo terapeutico era già conosciuto dagli arabi, che lo usavano per curare i disturbi mentali.Con il rinascimento, in Europa prende vigore l'influsso laico nelle Scuole di Salerno e Montpellier. Arnaldo da Villanova crea la nozione di "simpatia universale", stabilendo i rapporti di vibrazione che si creano tra i corpi sonori, tra i quali quello umano.
Sempre nel Rinascimento, molti medici si convincono che imparando a suonare uno o più strumenti musicali si sviluppi e si affini la capacità di ottenere guarigioni.Nei secoli successivi, le osservazioni intorno ai poteri dei suoni e della musica sulla mente e (anche) sul corpo si moltiplicano.
Si incominciano a scoprire relazioni tra ritmi corporei e ritmi musicali, fra pulsazioni e battute musicali, tra ritmo del respiro e ritmo musicale.In Francia, Louis Roger esaminò in modo critico gli effetti della musica sul corpo e Hector Chamet pubblicò l'opera dal titolo "Effets et influence de la musique sue la sante et sur la melodie", in cui riportava una ricca casistica di terapie musicali. In Germania, Karl Strumpf, verso la fine dell’800 studiò la nozione di "psicologia del suono" e mise l'accento sull'impatto sonoro vissuto da chi ascolta musica.
Rilassamento, equilibrio e stimolazione sono - comunque - i tre effetti immediati prodotti dalla musica. Essa, infatti, permette di comunicare attraverso un codice alternativo a quello verbale. Una “comunicazione analogica” che ci permette di esprimerci con un sistema di simboli notevolmente più ricco. Infine, ormai assodato che le stimolazioni musicali possono procurare miglioramenti nelle sfere affettiva, motivazionale e comunicativa.

 Le endorfine sono sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante.
Oltre ad aumentare la tolleranza al dolore le endorfine sono coinvolte:
nella regolazione del ciclo mestruale
nella secrezione di altri ormoni come GH, ACTH, prolattina, catecolamine e cortisolo
nel senso di benessere ed appagatezza che insorge al termine di un rapporto sessuale

nel controllo dell'appetito e dell'attività gastrointestinale
nella termoregolazione
nella regolazione del sonno

Il rilascio delle endorfine in circolo avviene in particolari circostanze tra le quali un ruolo particolare è svolto dall'ascolto di musiche appropriate e dall'attività fisica.
Un aumento della concentrazione plasmatica di queste sostanze si verifica anche durante terapie analgesiche come l'agopuntura, l'elettrostimolazione e il massaggio sportivo.
Il coinvolgimento delle endorfine nel controllo delle attività nervose è stato a lungo studiato ed il ruolo di queste sostanze per certi aspetti non è ancora stato completamente chiarito.
L'aspetto più affascinante ed interessante delle endorfine risiede nella loro capacità di regolare l'umore. Durante situazioni particolarmente stressanti il nostro organismo cerca di difendersi rilasciando endorfine che da un lato aiutano a sopportare meglio il dolore e dall'altro influiscono positivamente sullo stato d'animo.
Le endorfine hanno dunque la capacità di regalarci piacere, gratificazione e felicità aiutandoci a sopportare meglio lo stress. L'interazione di queste sostanze con altri ormoni e neurotrasmettitori secondo le più recenti scoperte starebbe alla base di numerosi aspetti della sfera psicologica e sessuale dell'uomo. (Mary Hoffer)

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