Toccami
l'anima
stanotte
e
insegnale a tremare
di
carezze e silenzi.
Insegnami
stanotte
a
sfiorarti la pelle
ed
il cuore
con
dita di emozioni.
E
poi spegni
la
luce sulle ore...
(©Aurora
Foscari)
Copyright©2010
Toccami
l'anima
stanotte
e
insegnale a tremare
di
carezze e silenzi.
Insegnami
stanotte
a
sfiorarti la pelle
ed
il cuore
con
dita di emozioni.
E
poi spegni
la
luce sulle ore...
(©Aurora
Foscari)
Copyright©2010
Pensarti
Pensarti
è come udire un canto di sirena lontano ... Che strano: ti penso anche quando
mi stai accanto e a me ti stringo, mentre taciturno osservo danzare le note di
quel canto.
È
un coro, un sussurro di stelle nel cielo profano; è il soffio del venticello
estivo che accarezza l'illusione del tempo che diviene istante senza fine,
"foto" di un pensiero che scorgo tra palpiti e emozioni.
Oh,
il silenzio è prezioso quando sul cuore zampillano le note di un improvviso
amore!
Improvviso
e ignoto come l'orizzonte che mi si staglia innanzi: e ti penso, sirena che
affiori d'un tratto e costringi il mio cuore a farsi alcova - che dico! Olimpo
per accogliere una dea!
Pensarti
è come navigare nel mare del destino.
Fra
l'onde d'un mare che mai conoscerò, eppur mi perdo in te e senza confino,
perché nel tuo strano canto so che sempre vivrò.
Diventi
or ora il mio respiro, il richiamo di avventure di chi osa amare in alto mare,
là su creste d'onde dove gli abissi sono più profondi ed io, pur senza
sfiorarti, t'amo, nel dolce languore del mio estatico momento.
(dal web)
Spogliati tutta,
mostrami serena
le rughe
le piaghe,
non temere
sono come te
ferito
spaventato dalla vita.
Strappa con rabbia
i veli orientali adornanti
quelle maschere di ghiaccio
che occultano lividi,
mostrati fiera
nei tuoi lineamenti.
Quando sarai spoglia,
come un albero d’autunno
e solo quando sarai nuda
indifesa come un neonato,
ti mostrerò le mie ricchezze
custodite in un forziere
di vetro sottile.
Ti donerò sincero
la mia fragilità
le mie insicurezze
le paure ancestrali
le impurità nascoste,
ti porgerò poi,
in un vassoio
di rose bianche,
la verginità della mia anima
-Ernesto Guevara de la Serna-
Prefazione
C'è
un momento della giornata, la notte, in cui l'anima si libera dei lacci della
quotidianità e vola: ricerca emozioni smarrite , le rielabora alla luce della
sua vera identità. Riaffiorano i ricordi e fanno da onde alla realtà del
presente. Tutto è silenzio, tutto assume una valenza irripetibile: l'amore, il
dolore, la rabbia, la speranza, la malinconia; navigano nella coscienza
infinita dell'essere e assumono una dimensione amplificata dalla catarsi dello
spirito, come semi impollinati dal vento, germogliano ad una nuova vita. Il
tempo si ferma, il cuore è solo con se stesso, unito al mondo e a tutto
l'universo. (Valdo Immovili)
Dalla soglia di un sogno mi chiamarono…
Era la buona voce, amata voce.
Dimmi: verrai con me a vedere l’anima?…
Una carezza mi raggiunse il cuore.
Sempre con te… Ed avanzai nel sogno
per una lunga, spoglia galleria;
sentii sfiorarmi la sua veste pura
e il palpito soave della mano amica.
Nella notte, certe notti, quando il cuor s'adombra e un triste velo senza
fine avvolge l'anima come manto fosco, anche il cielo pare compagno del mio
mesto pianto.
Guardo le stelle lontane splendere nel buio come pensieri erranti, ma in
questo perdersi di solitudine profonda, anch'esse sembrano mestamente piangere
insieme al mio pianto nascosto al mondo, diventano lacrime, piccole gocce di
dolore che scivolano dall'alto, senza voce nè suono.
O dolci e leggiadre stelle, perché nel vostro brillare vedo riflesso il mio
sconforto e l'animo inquieto?
È forse il cielo specchio del mio cuore, o son io, con la mia pena
infinita, a colorare la notte di nostalgico desìo?
Quando le lacrime scendono lente e amare e l'anima mia si perde nell'eco
del silenzio là, oltre le nubi, il firmamento soffre e ogni stella, in tremolio
sottile, diventa simbolo d'un dolore condiviso.
Ah, stelle, compagne del mio vagabondar notturno, che sussurrate al vento i
vostri - e i miei - segreti antichi, quanto mi rassicura il vostro mesto
luccichio; sapere che non son solo in questa mesta notte, che perfino il cielo
si fa complice del mio pianto.
E così, sotto un manto di lacrime celesti, io mi perdo nei meandri del mio
Essere, cercando conforto tra le braccia del silenzio, mentre le stelle,
pallide e splendenti, mi narrano la tristezza dell'universo.
E se le stelle sono gocce di pianto che il cielo versa per lenire il mio
dolore, allora il mio cuore è un mare in tempesta, un infinito abisso di
sentimenti e speranze che, come loro, brilla nella notte più oscura.
Così, in questa veglia solitaria e triste, amo la tristezza e voglio essere
triste: io e le stelle, compagni di un viaggio che annulla il tempo, piangiamo
assieme, uniti nella notte, finché l'alba, con il suo riverbero dorato, non ci
doni tregua e ci offra il suo perdono. Giovanni Provvidenti