sabato 26 aprile 2014

Eredità






EREDITA’
poema di michele capuano – (quindi no-copyright)
Ogni giorno
senza orario
il primo pensiero è lasciare in eredità quello che non hai.
Ai figli e alle figlie
ai fratelli e alle sorelle
a madri e padri che forse marceranno oltre il tuo tempo.
Alle moltitudini con le quali ti sei confuso
e a quelle lontane anche dal tuo grido e dai tuoi sospiri
dalle tue bandiere
da tamburi che continui a percuotere rifiutando il silenzio
sconfitte e oppressione.
E quello che hai.
E’ da vigliacchi lasciare eredità
solo oltre la propria esistenza.
Dobbiamo farlo ogni istante
in cambio di niente
ogni attimo dobbiamo rinnovare
l’idea di pace, giustizia, ribellione e felicità.
Amore e un progetto di liberazione al plurale.
Non ricchezze.
Nessuna proprietà.
Né il colore dei capelli o degli occhi o della pelle.
Neppure il timbro della voce e i dialetti.
O i difetti.
La bontà e l’ira
le passioni travolgenti e la tolleranza.
L’intelligenza e le capacità.
La malattia e il dolore
e neanche il potere:
invenzione di cinici profittatori
ma la volontà si! il volere anche
il dare l’esempio, unire il dire al fare
conquistare un pianeta e un cielo
che appartengano ai popoli
E la ragione… la ragione si! contro l’oblio.
La città di tutti e di tutte non c’è… ancora.
Mediocri e apatici
animali feroci, voraci e ingordi
l’hanno nascosta agli occhi delle genti
ed erbacce sono cresciute
ovunque hanno messo radici forti e coriacee
mentre le tenebre hanno umiliato i caleidoscopi.
Vecchi libri narrano della genesi e di Gerusalemme,
delle origini,
di sacri diritti o diritti sacrosanti,
della creazione e di testamenti,
poi si confondono i suoi testimoni con Darwin
e scoprono l’animale che diventa uomo
che sfida il tempio
che progetta mutazioni radicali:
quella terra ora è insanguinata
e macellai senza scrupoli
(già carne di macello i loro avi)
massacrano un popolo intero che difende la sua dignità
e un luogo che da sempre ha visto tutti i colori
della razza umana.
Il cristo della sierra è lontano
o è un simbolo raffigurato su un drappo rosso al vento
E sono migliaia i cristi del deserto: palestinesi!
Palestinesi e curdi
e anche quell’israeliano che getta il fucile.
Il cristo della sierra è lontano
o è un simbolo in Argentina e in Colombia
in Ecuador
in Venezuela al fianco di Simon Bolivar
e in Nicaragua con Sandino
o è un rivoluzionario in Brasile.
E sono migliaia i cristi della savana e della foresta:
nella vicina Africa
verso il mediterraneo…
Perché dovrei aspettare?
Perché dovremmo attendere il trascorrere degli anni
per lasciare in eredità all’umanità intera
quello che non abbiamo?
E quello che abbiamo:
la memoria
la coscienza.
La speranza del futuro.
Un imperfetto trasformabile presente.
Prendiamoci le stagioni.
E poi i mesi.
I giorni.
Le ore.
I minuti da riempire con le idee e il rumore di un corteo.
Per una condivisone da inventare…
E non c’è cosa che non accada nel tempo.
Non c’è agire che non si manifesti nello spazio.
lo spazio ci appartiene.
Prendiamoci ciò che è nostro!
La terra rossa, il nostro sangue rosso
le nostre bandiere rosse, il sole rosso.
E l’acqua da dipingere…
con il fuoco rosso e ardente
delle nostre spontanee passioni.
Ho avuto abbastanza
Per non dividerlo con voi… per non restituirlo!

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