sabato 8 marzo 2025

 Per la FESTA DELLE DONNE.

"Pensami stanotte"

Pensami stanotte, mentre il cielo respira, tra le stelle che tremano e il vento che sospira.

Desiderami in silenzio, come fa la Luna col mare che sfiora la riva, ma non può mai restare.

Sognami tra i sospiri, nei segreti del buio profondo, dove il tempo si ferma e svanisce il mondo.

Lascia che i tuoi pensieri mi trovino nel sogno, in un abbraccio invisibile, ma così teatrale, intenso come una commedia che ci vede recitare l'amore a soggetto.

E al mattino, quando l'alba si sveglierà piano, sapremo che ci siamo incontrati, anche solo lontano.

Tra i battiti di un cuore e l'eco di un respiro, nell'attesa dolce, tra un pensiero e un sospiro.

 Giovanni Provvidenti




 


giovedì 20 febbraio 2025

Non consiglierei a nessuno di essere come me

 

Non consiglierei a nessuno d'essere come me:

troppa sensibilità, troppo provare, troppo sentire, troppo percepire, troppo immaginare, troppo desiderio.

Non consiglierei a nessuno d'essere come me: troppo fiduciosa, ingenua, spontanea, impulsiva.

Desidererei guardare le cose secondo la loro misura, senza il bisogno di ingigantire sempre tutto. Perché, per quelle come me, è un guaio. Quelle come me, e non consiglio di esserlo, si sentono mancare l'aria ogni giorno per un'attenzione in meno, per una carezza in meno. Quelle come me sopportano e si tengono tutto l'amaro dentro. Quelle come me implodono ogni giorno e poi mostrano il loro più bel sorriso.

Quelle come me sono difficili, complesse, inseguono sogni immaginari. Parlano da sole, nel silenzio della notte, sperano e hanno gli occhi lucidi al sorgere di una nuova alba.

Quelle come me sono così: forti nel corpo da possedere la fragilità dell'anima.

E fanno finta di credere alle bugie, alle speranze, ai sorrisi di circostanza, quelle come me.

Ma più di tutto, le riconosci dagli occhi. Sono il portale della vita, sono pensieri, parola, cuore, felicità, chiarore, buio, ansia, malinconia.

Più di tutto quelle come me le riconosci perché non sono quasi mai le prime ad abbracciare, a dire parole dolci, ma sarebbero in grado di amare fino a distruggersi.

Quelle come me, quando amano, amano forte, si svelano, si spogliano, si riconoscono. Hanno un cuore troppo grande e colmo di cose amabili. E danno, danno troppo.

Hanno mani fiduciose, sguardo perso, sempre alla ricerca di qualcosa e quel pizzico di malinconica allegria che profuma l'anima.(Cit.)


mercoledì 12 febbraio 2025

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno

 

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.

Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava.Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.

Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.

Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.

E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.

Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.

Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.

Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.

E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

(Dino Buzzati, “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno”, dal racconto breve “Gli inviti superflui”) 



sabato 25 gennaio 2025

Ode alla risata

 

Dall'archivio di Giovanni Provvidenti.

O risata, gioiello d'anima pura, che dal profondo dramma di un impulso dionisiaco scaturisci soave: qual ruscello che, fluido, scorre tra selve antiche e prati di giada! Tu scorri in me ed io scorgo, ironico, il sorriso che dispiega nel tutto di beffarde Menadi danzanti!

O celeste armonia di suoni lieti, tu sei l'eco di gioie lontane, il vibrar di corde invisibili che il cuore percuote, inebriandolo!

Da qual recondito angolo, o risata, trae origine il tuo canto?

Forse dal grembo dell'etere divino, ove dimorano le muse gioconde, o forse dalla terra antica e fertile che, gravata di memorie e misteri, ci offre l'oblio nei tuoi fremiti leggeri.

O risata, maschera inconsueta di drammi e commedie vissute all'apice di una mesta lacrima, dolce inganno del dolore che al cor mesto apporti sollievo, ti levi come il sole all'alba, disperdendo le ombre della notte.

Con la tua lucente spada d'argento tranci le catene del pensiero greve e come fiamma danzante nei venti, tu scaldi gli animi con le tue scintille.

In ogni tuo suono si cela una storia, un racconto di umana esperienza, d'amore e di perdita, di speranza e follia, un mosaico di istanti che il tempo sospinge.

Tu sei il fiore che sboccia nei giardini dell'anima, nutrito dalla pioggia della felicità, e come l'arcobaleno dopo il temporale, porti promessa di cieli sereni.

O risata, amica degli dèi e degli uomini, il tuo potere è pari al fulgore delle stelle, poiché in te si cela la vera essenza di ciò che l'umano spirito eleva.

Non vi è nulla che possa eguagliarti, neppure la melodia più dolce che, pur colma d'armonia, non può lenire i mali come il tuo tocco.

In te, o risata, si dissolve ogni paura, ogni tormento si fa lieve e il tempo stesso, quel severo custode, cede alla tua forza, rallenta il suo passo.

Tu sei la chiave o l'anima o lo spirito del mondo infantile, ove tutto è ancora innocente, ove tutto è ancora fanciullezza - e tu la più leggiadra e leggera delle fanciulle!

Sei lo spirito libero che libera dallo spirito grève, ove il male non ha dimora e il cuore si apre alle meraviglie del mondo!

Non vi è luogo ove non risuoni, risata, a denti stretti o impenitente o di gioia improvvisa.

Nelle aule dorate dei rè, come nelle umili case di paglia, tu giungi sempre, messaggera d'allegrezza,

e doni a ciascuno il tuo tesoro: un attimo d'eternità sospesa, ove la vita s'incontra con la felicità e il finito si mesce con l'infinito!

Che la tua eco mai si spenga, o risata, simbolo dell'attimo fuggente, ma sempre, come il vento tra i rami, tu possa danzare leggiadra, illuminando con il tuo fuoco sacro il cammino degli uomini, così che in ogni passo vi sia sempre la gioia del sorriso - persino in un dramma!


 

Un bellissimo ricordo, un regalo da parte di Kyoko Bengala

 

POESIA GOGY GRUPPO ITALIA

24 gennaio 2020 ·

Oggi 24 gennaio 2020, abbiamo preparato una piccola sorpresa alla nostra poetessa Angela Baldi ,sensibile ,preparata, tutto ciò che scrive è dettato dal cuore, dal suo profondo amore per la vita e la natura.

Eccovi la raccolta Gogyohka e Gogyoshi dell'autrice Angela Baldi del "Gruppo Italia"

Gogyoshi

DESIDERIO -

Dammi un bacio"

mi dicesti,

"non nascondere

il tuo amore

dietro un ventaglio"

*

Gogyohka

L'ora rintocca.

Nella campagna

si sente l'odore acre

dei tigli bagnati

di pioggia.

*

Gogyoshi

ARCOBALENO

Si squarcia all’orizzonte

la luce di un arcobaleno.

Tra rami multicolori

s'irradia, li avvolge, li asciuga,

abbraccia la nera foresta.

*

Gogyohka

Ho ridipinto

voli nella penombra

della mia stanza.

Plano dentro me

pianeta sconosciuto.

*

Gogyoshi

UNA STELLA

Cade una stella

e illumina

un cuore randagio

un cuore

che randagio va

*

Gogyohka

I pensieri

sono vele

che viaggiano

smunte

nelle tenebre

*

Gogy

Sogni che partono

e sogni che arrivano

ma i sogni che tornano

sono quelli che non

sono mai andati .

*

AMORE

Ama la vita

la mia anima

E' una culla di silenzio

dove la sua essenza

rivela smisurati universi.

*

Gogyohka

Ci sono attimi

in cui vorrei amarti.

Sei così lontano

ti vedo naufragar

in un sogno.

*

Nascerà un canto

in ogni angolo della terra.

Alla brezza dell'alba

copriranno i fiori

perle di rugiada.

Gogyohka a specchio

Perle di rugiada

copriranno i fiori

alla brezza dell'alba.

In ogni angolo della terra

nascerà un canto.

*

LACRIME

I sospiri si elevano

al cielo, si raccolgono

a formare le nubi.

Ritornano come pioggia:

sono lacrime di donna.

*

Gogyohka

Oggi che ti guardo

carta ingiallita,

rileggo le parole

sbiadite nel silenzio

di un cassetto.

*

Gogyohka

Non è

amore

se distrugge

la libertà

degli uomini.

*

Gogyohka

Neve

che scendi

silenziosa

sul nostro

abbraccio

*

GOGYOHKA

Avevo un cielo

solcato da aquiloni

liberi nello spazio,

che un sogno aveva

racchiuso nel cuore.

*

Gogyohka

Vorrei che la mia pena

fosse come quella nuvola

che stasera oscura la luna:

aspetta un vento propizio

per dissolversi nel nulla.

*

Gogyohka

Su colline silenti

nasce

una luna nuova

In una foschia

di luce.

*

INVERNO

Infiniti voli

dell’anima.

Il giardino mi dice

che la neve

tutto trasforma.

*

Gogyohka

E sei andato

via, lontano,

senza chiederti

se per me la vita

aveva un senso.

Gogyohka

Verrà la pioggia

e porterà via tutti

i sogni, come

il vento le foglie

d’autunno

*

Gogyohka

La tua assenza

è ricolma di giorni

dal suono straziante.

La tua assenza

invade ogni cosa.

*

Gogyohka

Non c’è vita, solo

malinconica solitudine.

È bastato un solo istante

hai lasciato la mia mano:

di trovarti non son capace.

*Complimenti da tutto lo staff!



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


domenica 22 dicembre 2024

NATALE

 Ti riscopro, stanotte,

nelle bianche luci sparse

sul ramo secco di ciliegio,
come stelle di strane
costellazioni perse nel cielo
appoggiate sulla piccola grotta,
mani innocenti hanno deposto
statuine dipinte a mano.
Ti riscopro nelle voci
argentine che intonano
allegre canzoni, nelle risate,
nelle mani esperte che creano
dolci di mille forme e sapori.
Ti riscopro in questa tiepida
dolcezza che mi invade,
nel calore dei miei affetti
più cari, nelle ciaramelle
che dalla strada riportano
quegli antichi odori
di vaniglia e vin cotto.
Ti riscopro, in questa nebbia
che, bugiarda, mi lascia
intravedere sogni e speranze
di un domani generoso.
Ti riscopro, triste, malinconico,
come un vecchio amico
che ogni anno ritorna,
per ricordare insieme.
(Angela Baldi)
Potrebbe essere un'immagine raffigurante incendio e testo

martedì 10 dicembre 2024

Sotto l'albero un bel libro di poesie

 

Prefazione

C'è un momento della giornata, la notte, in cui l'anima si libera dei lacci della quotidianità e vola: ricerca emozioni smarrite , le rielabora alla luce della sua vera identità. Riaffiorano i ricordi e fanno da onde alla realtà del presente. Tutto è silenzio, tutto assume una valenza irripetibile: l'amore, il dolore, la rabbia, la speranza, la malinconia; navigano nella coscienza infinita dell'essere e assumono una dimensione amplificata dalla catarsi dello spirito, come semi impollinati dal vento, germogliano ad una nuova vita. Il tempo si ferma, il cuore è solo con se stesso, unito al mondo e a tutto l'universo. (Valdo Immovili )