martedì 4 novembre 2025

CUOR DI DRAGO

 

Giovane amico filosofo che vuoi diventare uno spirito libero e andare al di là di ogni convenzione spirituale e filosofica, ti dico ciò che io ho imparato quando ho voluto la stessa cosa che ora vuoi tu.

Ti senti libero nello spirito e forte nella volontà? Allora il tuo cuore deve diventare intrepido come un drago e dal tuo petto devi voler vederti fuggire e volare alto il tuo pensiero più vigoroso! Cosa importano di virtù e di valori e di culture domestiche: tutto ciò fanno del tuo senno un somigliante a un sodo e pigro deretano: poiché ottuso e indolente verso ogni "pensiero attivo", selvaggio, libero, leonino - "dragoniano"!

I palpiti del tuo cuore devono precedere le tue brame; i palpiti del tuo cuore devono diventare tutte frecce del desiderio e inseguire i tuoi sogni, fino a giungere là dove una meta e cento mete attendono di farsi bersaglio! Perciò tu stesso devi creare il fuoco che in te arde e con esso volerti bruciare e incenerire, e dalle tue stesse ceneri rinascere, come tu fossi la leggendaria Araba Fenice, dando origine al drago del tuo cuore! Oh, non senti già il suo alito di fuoco e il suo irresistibile scalpitio dentro di te? Persino nel profondo del tuo più ignoto anfratto onirico! Ma bada che il "sogno del drago" non è la sedia a dondolo di un'anima mezzo assopita e rannicchiata accanto al camino delle certezze ataviche, col capo ciondolante di quà e di là, come fosse il pendolo di un orologio che segna il tempo senza tempo di un istante che non và oltre un tic e tac, sempre identico a se stesso! Sappi, mio giovane amico, che ben desto è lo spirito pugnace che esplora l'attimo ed esperimenta se stesso inoltrandosi nel suo abisso più ignoto: proprio là, ove risiedono i mostri e gli enigmi e tutte le stranezze che non hai mai saputo chiamare per nome - forse non hai nemmeno mai voluto vedere i loro riflessi salire in auge dal tuo specchio interiore.

La prima esperienza del novizio drago è un audace e pericoloso volo sopra "l'abisso uomo": guardare là e al di là d'ogni orizzonte cognito senza fuggire al di quà di una rassicurante visione mascherata di certezza: appunto la coscienza atavica e tradizionale che fino ad ora non t'hanno permesso di andare oltre un millimetro dal tuo perimetro umano, troppo umano. Volar e sostar sopra l'abisso uomo lo può soltanto un drago Pur tremando e provando le vertigini di tutti i paradossi onirici, reali e apparenti, esso non fugge, anzi vi precipita fin dentro le profonde viscere e, con l'ironia e il coraggio di chi conobbe tragedie e paradossi dell'anima, lotta contro se stesso, perché vuole domare i suoi mostri ed enigmi e superare tutti i suoi paradossi: poiché vuole altresì un io signore di tutti i suoi istinti. Tutto ciò ti appare immane e oltremodo difficile? Ah! Lo è! Eccome se lo è! Ma se vuoi diventare un vero spirito libero, al tuo cuore devi saper creare le ali e farlo volare coraggiosamente al di sopra di abissi, sogni e realtà e poi farlo diventare ramingo in mondi noti e ignoti; andare verso luoghi inesplorati tra la notte, la mezzanotte e l'aurora: laddove iniziano tutte le danze dello spirito libero!

Che il tuo cuore, rifugio di caos e caso, sia dunque l'alcova di una nuova stella danzante! Cuor materno e paterno, dove ogni palpito sia figlio di un grande anelito. Dallo zero allo zenit: sia questo l'infinito che insegue il drago del tuo cuore!

Testo poetico di Giovanni Provvidenti 


giovedì 9 ottobre 2025

AMORE DOVE SEI?

 

Amore, dove sei?

Cosa stai facendo che mi fai tanto male

che ti sento battere dentro di me come una nostalgia vivente?

Ti manco anche io, come io lo vivo nel mio petto,

con questa dolce e amara ansia che mi consuma in silenzio?

Non soffrire più, amore.

È già un altro giorno, una nuova opportunità per sentirsi,

per rivendicare al tempo ciò che ci appartiene,

per urlare al vento che continuiamo ad esistere l'uno nell'altro,

per ricordarti, ancora una volta, quanto ti amo ancora.

Il caffè è caldo e le mie labbra lo baciano

come se nel suo odore trovasse il tuo respiro,

come se nel loro calore si nascondessero le tue mani.

Mentre cammina sul mio corpo chiudo gli occhi

per assaporare le carezze che immagino,

quelle che viaggiano dalla tua pelle ai miei pensieri

e rimangono in ogni angolo del mio essere.

Ascolto la dolce melodia del nostro incontro

come un'eco eterna che non si spegne.

Il paesaggio del mondo, con il suo meraviglioso autunno,

diventa una festa di colori che sembra dipinta per noi:

foglie dorate che cadono come promesse mantenute,

vento dolce che mormora il tuo nome

cieli immensi che custodiscono i nostri sguardi.

Non essere triste,

perché io ti amo come dal primo minuto in cui ti ho visto.

Quell'istante è rimasto tatuato nella mia anima

come una fotografia infinita,

e da allora vivo con te in ogni fantasia,

in ogni poesia d'amore che scrivo,

in ogni sospiro che nasce dal profondo del mio cuore.

Oggi è un altro giorno per divertirsi,

affinché, anche se siamo lontani

le nostre anime si tengono per mano

e percorrono insieme questo mondo invisibile che abbiamo creato.

Ascolta la mia voce quando i tuoi occhi leggeranno i miei testi

lasciala entrare in te come un caldo abbraccio

e custodiscimi nel tuo cuore più sacro,

dove il tempo non ha potere

e l'amore diventa eterno.

Penserò a te tutto il giorno, amore

accompagnandoti in silenzio,

come un sospiro che ti sfiora il collo

come un pensiero che accarezza la tua fronte.

Ti auguro un meraviglioso martedì vita mia

Che ogni passo che fai oggi ti porti un po' più vicino a me,

anche solo nel pensiero.

Sarò qui ad aspettarti in ogni parola

in ogni momento,

in ogni battito del cuore.

Dea d'oro


giovedì 12 giugno 2025

mercoledì 4 giugno 2025

 


Haiku


Lenta la barca

attraversa il fiume

Il sole basso


Angela Baldi



 

martedì 3 giugno 2025

HAIKU

 

  

Scende la sera 

La fragranza di fiori

giù nel giardino

Angela Baldi



giovedì 29 maggio 2025

mercoledì 28 maggio 2025

mercoledì 7 maggio 2025

Omaggio a Boris Ryzhy (8/9/1974 - 7/5/2001)

 

Il 7 maggio 2001 moriva suicida, a soli 26 anni, il poeta russo Boris Ryzhy, ancora poco conosciuto in Italia.

Di questo poeta ci restano le sue poesie, le quali le trovo di una bellezza struggente. Boris Ryzhy si congedò dalla vita con l'ultimo verso della sua poesia d'addio scrivendo: «Vi ho amato tutti. E sul serio». Oggi voglio ricordarlo con queste due sue poesie:

Non ho camminato nei tuoi sogni

Non ho camminato nei tuoi sogni

né mi sono mostrato in mezzo alla folla,

non sono apparso nel cortile

dove pioveva o meglio cominciava

a piovere (questo verso

lo cancello e non lo sostituirò),

era allettante credere, come uno stupido,

che ti avrei incontrato presto,

eri tu che mi apparivi in sogno

(e mi prendeva una dolce tenerezza),

mi sistemavi i capelli sulle tempie.

Quell'autunno perfino le poesie

in parte mi riuscivano bene

(però mancava sempre un verso o una rima

per essere felice).

*

Portami lungo viali vuoti

Portami lungo viali vuoti,

parlami di qualche sciocchezza,

pronuncia vagamente un nome.

I lampioni piangono l’estate.

Due lampioni piangono l’estate.

Cespugli di sorbo. Una panchina umida.

Amore mio, resta con me fino all’alba,

poi lasciami.

Rimasto come un’ombra offuscata,

vagherò qui ancora un po’, ricorderò tutto,

la luce accecante, il buio infernale,

io stesso fra cinque minuti sparirò.



Post di Antonio Sacco

Chi vuole saperne di più può consultare Wikipedia

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Boris_Ry%C5%BEij

 

 

mercoledì 16 aprile 2025

Tanka

 


E' mezzogiorno

Suona l 'Ave Maria

nella borgata


Una voce lontana

ora canta nel cuore


Angela Baldi




domenica 6 aprile 2025

 

Se tu non parli


Se tu non parli

riempirò il mio cuore del tuo silenzio

e lo sopporterò.

Resterò qui fermo ad aspettare come la notte

nella sua veglia stellata

con il capo chino a terra

paziente.

Ma arriverà il mattino

le ombre della notte svaniranno

e la tua voce

in rivoli dorati inonderà il cielo.

Allora le tue parole

nel canto

prenderanno ali

da tutti i miei nidi di uccelli

e le tue melodie

spunteranno come fiori

su tutti gli alberi della mia foresta.


Rabindranath Tagore


sabato 8 marzo 2025

 Per la FESTA DELLE DONNE.

"Pensami stanotte"

Pensami stanotte, mentre il cielo respira, tra le stelle che tremano e il vento che sospira.

Desiderami in silenzio, come fa la Luna col mare che sfiora la riva, ma non può mai restare.

Sognami tra i sospiri, nei segreti del buio profondo, dove il tempo si ferma e svanisce il mondo.

Lascia che i tuoi pensieri mi trovino nel sogno, in un abbraccio invisibile, ma così teatrale, intenso come una commedia che ci vede recitare l'amore a soggetto.

E al mattino, quando l'alba si sveglierà piano, sapremo che ci siamo incontrati, anche solo lontano.

Tra i battiti di un cuore e l'eco di un respiro, nell'attesa dolce, tra un pensiero e un sospiro.

 Giovanni Provvidenti




 


giovedì 20 febbraio 2025

Non consiglierei a nessuno di essere come me

 

Non consiglierei a nessuno d'essere come me:

troppa sensibilità, troppo provare, troppo sentire, troppo percepire, troppo immaginare, troppo desiderio.

Non consiglierei a nessuno d'essere come me: troppo fiduciosa, ingenua, spontanea, impulsiva.

Desidererei guardare le cose secondo la loro misura, senza il bisogno di ingigantire sempre tutto. Perché, per quelle come me, è un guaio. Quelle come me, e non consiglio di esserlo, si sentono mancare l'aria ogni giorno per un'attenzione in meno, per una carezza in meno. Quelle come me sopportano e si tengono tutto l'amaro dentro. Quelle come me implodono ogni giorno e poi mostrano il loro più bel sorriso.

Quelle come me sono difficili, complesse, inseguono sogni immaginari. Parlano da sole, nel silenzio della notte, sperano e hanno gli occhi lucidi al sorgere di una nuova alba.

Quelle come me sono così: forti nel corpo da possedere la fragilità dell'anima.

E fanno finta di credere alle bugie, alle speranze, ai sorrisi di circostanza, quelle come me.

Ma più di tutto, le riconosci dagli occhi. Sono il portale della vita, sono pensieri, parola, cuore, felicità, chiarore, buio, ansia, malinconia.

Più di tutto quelle come me le riconosci perché non sono quasi mai le prime ad abbracciare, a dire parole dolci, ma sarebbero in grado di amare fino a distruggersi.

Quelle come me, quando amano, amano forte, si svelano, si spogliano, si riconoscono. Hanno un cuore troppo grande e colmo di cose amabili. E danno, danno troppo.

Hanno mani fiduciose, sguardo perso, sempre alla ricerca di qualcosa e quel pizzico di malinconica allegria che profuma l'anima.(Cit.)


mercoledì 12 febbraio 2025

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno

 

Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.

Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava.Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.

Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.

Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.

E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.

Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.

Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.

Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.

E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

(Dino Buzzati, “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno”, dal racconto breve “Gli inviti superflui”) 



sabato 25 gennaio 2025

Ode alla risata

 

Dall'archivio di Giovanni Provvidenti.

O risata, gioiello d'anima pura, che dal profondo dramma di un impulso dionisiaco scaturisci soave: qual ruscello che, fluido, scorre tra selve antiche e prati di giada! Tu scorri in me ed io scorgo, ironico, il sorriso che dispiega nel tutto di beffarde Menadi danzanti!

O celeste armonia di suoni lieti, tu sei l'eco di gioie lontane, il vibrar di corde invisibili che il cuore percuote, inebriandolo!

Da qual recondito angolo, o risata, trae origine il tuo canto?

Forse dal grembo dell'etere divino, ove dimorano le muse gioconde, o forse dalla terra antica e fertile che, gravata di memorie e misteri, ci offre l'oblio nei tuoi fremiti leggeri.

O risata, maschera inconsueta di drammi e commedie vissute all'apice di una mesta lacrima, dolce inganno del dolore che al cor mesto apporti sollievo, ti levi come il sole all'alba, disperdendo le ombre della notte.

Con la tua lucente spada d'argento tranci le catene del pensiero greve e come fiamma danzante nei venti, tu scaldi gli animi con le tue scintille.

In ogni tuo suono si cela una storia, un racconto di umana esperienza, d'amore e di perdita, di speranza e follia, un mosaico di istanti che il tempo sospinge.

Tu sei il fiore che sboccia nei giardini dell'anima, nutrito dalla pioggia della felicità, e come l'arcobaleno dopo il temporale, porti promessa di cieli sereni.

O risata, amica degli dèi e degli uomini, il tuo potere è pari al fulgore delle stelle, poiché in te si cela la vera essenza di ciò che l'umano spirito eleva.

Non vi è nulla che possa eguagliarti, neppure la melodia più dolce che, pur colma d'armonia, non può lenire i mali come il tuo tocco.

In te, o risata, si dissolve ogni paura, ogni tormento si fa lieve e il tempo stesso, quel severo custode, cede alla tua forza, rallenta il suo passo.

Tu sei la chiave o l'anima o lo spirito del mondo infantile, ove tutto è ancora innocente, ove tutto è ancora fanciullezza - e tu la più leggiadra e leggera delle fanciulle!

Sei lo spirito libero che libera dallo spirito grève, ove il male non ha dimora e il cuore si apre alle meraviglie del mondo!

Non vi è luogo ove non risuoni, risata, a denti stretti o impenitente o di gioia improvvisa.

Nelle aule dorate dei rè, come nelle umili case di paglia, tu giungi sempre, messaggera d'allegrezza,

e doni a ciascuno il tuo tesoro: un attimo d'eternità sospesa, ove la vita s'incontra con la felicità e il finito si mesce con l'infinito!

Che la tua eco mai si spenga, o risata, simbolo dell'attimo fuggente, ma sempre, come il vento tra i rami, tu possa danzare leggiadra, illuminando con il tuo fuoco sacro il cammino degli uomini, così che in ogni passo vi sia sempre la gioia del sorriso - persino in un dramma!


 

Un bellissimo ricordo, un regalo da parte di Kyoko Bengala

 

POESIA GOGY GRUPPO ITALIA

24 gennaio 2020 ·

Oggi 24 gennaio 2020, abbiamo preparato una piccola sorpresa alla nostra poetessa Angela Baldi ,sensibile ,preparata, tutto ciò che scrive è dettato dal cuore, dal suo profondo amore per la vita e la natura.

Eccovi la raccolta Gogyohka e Gogyoshi dell'autrice Angela Baldi del "Gruppo Italia"

Gogyoshi

DESIDERIO -

Dammi un bacio"

mi dicesti,

"non nascondere

il tuo amore

dietro un ventaglio"

*

Gogyohka

L'ora rintocca.

Nella campagna

si sente l'odore acre

dei tigli bagnati

di pioggia.

*

Gogyoshi

ARCOBALENO

Si squarcia all’orizzonte

la luce di un arcobaleno.

Tra rami multicolori

s'irradia, li avvolge, li asciuga,

abbraccia la nera foresta.

*

Gogyohka

Ho ridipinto

voli nella penombra

della mia stanza.

Plano dentro me

pianeta sconosciuto.

*

Gogyoshi

UNA STELLA

Cade una stella

e illumina

un cuore randagio

un cuore

che randagio va

*

Gogyohka

I pensieri

sono vele

che viaggiano

smunte

nelle tenebre

*

Gogy

Sogni che partono

e sogni che arrivano

ma i sogni che tornano

sono quelli che non

sono mai andati .

*

AMORE

Ama la vita

la mia anima

E' una culla di silenzio

dove la sua essenza

rivela smisurati universi.

*

Gogyohka

Ci sono attimi

in cui vorrei amarti.

Sei così lontano

ti vedo naufragar

in un sogno.

*

Nascerà un canto

in ogni angolo della terra.

Alla brezza dell'alba

copriranno i fiori

perle di rugiada.

Gogyohka a specchio

Perle di rugiada

copriranno i fiori

alla brezza dell'alba.

In ogni angolo della terra

nascerà un canto.

*

LACRIME

I sospiri si elevano

al cielo, si raccolgono

a formare le nubi.

Ritornano come pioggia:

sono lacrime di donna.

*

Gogyohka

Oggi che ti guardo

carta ingiallita,

rileggo le parole

sbiadite nel silenzio

di un cassetto.

*

Gogyohka

Non è

amore

se distrugge

la libertà

degli uomini.

*

Gogyohka

Neve

che scendi

silenziosa

sul nostro

abbraccio

*

GOGYOHKA

Avevo un cielo

solcato da aquiloni

liberi nello spazio,

che un sogno aveva

racchiuso nel cuore.

*

Gogyohka

Vorrei che la mia pena

fosse come quella nuvola

che stasera oscura la luna:

aspetta un vento propizio

per dissolversi nel nulla.

*

Gogyohka

Su colline silenti

nasce

una luna nuova

In una foschia

di luce.

*

INVERNO

Infiniti voli

dell’anima.

Il giardino mi dice

che la neve

tutto trasforma.

*

Gogyohka

E sei andato

via, lontano,

senza chiederti

se per me la vita

aveva un senso.

Gogyohka

Verrà la pioggia

e porterà via tutti

i sogni, come

il vento le foglie

d’autunno

*

Gogyohka

La tua assenza

è ricolma di giorni

dal suono straziante.

La tua assenza

invade ogni cosa.

*

Gogyohka

Non c’è vita, solo

malinconica solitudine.

È bastato un solo istante

hai lasciato la mia mano:

di trovarti non son capace.

*Complimenti da tutto lo staff!