lunedì 27 maggio 2013

QUALE FUTURO?




Leggendo i diversi articoli che popolano il web, non si può fare a meno di compiere un'operazione di classificazione. Ci sono da una parte gli ottimisti del futuro e gli apocalittici. Ci sono i futurologi che pensano il futuro in uno schema d'innovazione nella continuità, altri invece rilevano la minaccia di catastrofi di vario genere.
Se ampliamo questa prospettiva, potremmo individuare sette pericoli che minacciano l’umanità e che sono visibili sotto i nostri occhi.
-Pericolo nucleare- Fino ad oggi ci ha fatto paura ed è il pericolo che porterebbe a effetti devastanti immediati, ma l’uomo si sta abituando a conviverci pur sapendo che si sta andando verso l’estinzione della specie.
-Pericolo ecologico- E’ il problema maggiormente in primo piano, tutti lo avvertono come una possibilità reale di autodistruzione ma non si cambia rotta o quantomeno i provvedimenti presi finora sono lenti e limitati.
-Pericolo demografico- In breve tempo sfiorerà gli otto miliardi di persone, anche se si controllano drasticamente le nascite, ma c’è uno squilibrio preoccupante fra nord e sud del mondo.
-Pericolo economico-Dalla Banca Mondiale si hanno cifre sempre più catastrofiche sui debiti dei paesi, soprattutto quelli del sud, ma non è una questione di debito, è il sistema capitalistico e il modello di sviluppo dell’Occidente che sembra senza prospettive e non è applicabile su tutto il pianeta.
-Pericolo etnico- Sono in molti chi richiama l’attenzione sul rischio di un etnocidio perché l’estinzione di minoranze costituisce una vera minaccia per l’umanità.
-Pericolo biogenetico- E’ ancora poco avvertito, ma come si fa a non capire che la tecnica applicata alla genetica apre delle strade ambigue e drammatiche?
-Pericolo migratorio-Siamo al fatto del giorno, il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza. I flussi migratori sono destinati a crescere perché il mondo è destinato a divenire multietnico, ma non si possono chiudere le frontiere, anche se è la soluzione invocata dalla maggioranza degli uomini che non vogliono trasformare la presenza degli “altri” in una possibilità di crescita per tutti.

La responsabilità di questi pericoli individuati è chiaramente del Nord e mi sorge spontanea una domanda:
-Fino a che punto è giusto che quattro miliardi di persone (terzo e quarto mondo) subiscano gli effetti devastanti di un modello di sviluppo volto e alimentato solo da un miliardo di persone che vivono nei paesi industrializzati del Nord?
E’ questo il nodo decisivo da sciogliere per progettare un futuro in termini di giustizia, di democrazia e di diritto. Partiamo però dal presupposto: ognuno è responsabile di tutto., per dire come diceva Levinas, io più di tutti.(Angela)

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