La condivisione per sua definizione è l'utilizzo in comune di una
risorsa o di uno spazio, in senso stretto si riferisce all'uso congiunto o
alternato di un bene finito o di un'informazione.
Il tema è strettamente intrecciato alle problematiche
economiche e sociali dovute alla crisi
che ha favorito il dibattito sui temi
della condivisione e del solidarismo, intesi come possibili vie per risolvere
molti dei problemi del mondo moderno. Sostituendosi alla competizione,
all’avidità e all’egoismo, la condivisione e la cooperazione sono considerate
le vie d’accesso più importanti alla felicità dei singoli e dei gruppi, essendo
in grado di favorire un clima più sereno, grazie al quale può essere apprezzata
meglio la bellezza delle relazioni e il rispetto per l’ambiente.
Secondo Raj Patel «Il grave
dissesto del settore finanziario ha dimostrato che le più acute menti
matematiche del pianeta, con il sostegno con ingenti disponibilità economiche,
avevano fabbricato non tanto un motore scattante di eterna prosperità quanto un
carrozzone di traffici, swap e speculazioni temerarie che inevitabilmente
dovevano cadere a pezzi. A provocare la recessione non è stata una lacuna di
conoscenze in campo economico, bensì l’eccesso di un particolare tipo di
sapere, un’indigestione di spirito del capitalismo.>>
Al contrario è accaduto
che,con la crisi, invece di inventare qualcosa di nuovo e avere il coraggio di
voltare pagina, le istituzioni non hanno fatto nulla ed è in questo che
s'individua la vera crisi e dalla quale bisognerebbe ripartire per ripensare il
passato e mettere in discussione il rapporto che gli uomini hanno fra loro e
con il mondo.
Bisognerebbe individuare nella condivisione un nuovo
atteggiamento possibile per fare fronte a una crisi che non è solo economica o
pertinente al mondo finanziario, ma che coinvolge direttamente il sistema dei
valori etici.
La “crescita economica” non produce più benessere né migliora la
qualità della vita degli individui, i quali si orienterebbero sempre di più
verso una cultura del dono , un orientamento che segna una grande presa di
distanza dal feticismo dell’oggetto, arrivando a considerare possibile il
vivere una vita più soddisfacente e ricca di emozioni positive a partire da
nuove categorie di pensiero con le quali interpretare le relazioni
interpersonali e la vita sociale. La condivisione può essere una di queste
categorie, favorendo la rottura di vecchi modi di pensare e una proiezione
verso il futuro capace di tenere conto della dimensione collettiva e non solo
quella individuale.
In chiave metafisica, mostra
la capacità dell’uomo di svelare il proprio potenziale creativo e giungere alla
felicità cooperando assieme agli altri uomini per la ricostruzione di ogni
settore delle attività umane. Nell’accettazione del principio di condivisione
risiede la risposta alla crisi politica ed economica che l’umanità sta
attraversando e il primo passo per creare le condizioni sociali di un mondo più
giusto. «Come prima cosa si deve
imparare a essere uomini. Ed essere uomini significa riconoscere il valore
della condivisione e prendere i bisogni del proprio fratello come misura per le
proprie azioni, senza mai dimenticare che gli altri esistono in noi, come noi
siamo negli altri»(Braggio)
I temi del dono, della
solidarietà e di uno stile di vita sobrio, caratterizzato da meno consumi
materiali e più ricchezza interiore, giocano un ruolo chiave che rivaluta
l’uomo perché essere spirituale, capace di andare oltre il proprio ego e di
dare un valore alla propria vita prendendosi cura degli altri.
Nella società attuale,
invece, l’individuo è spinto costantemente a pensare prima a se stesso e a
soddisfare una vasta gamma di desideri inutili.
Un' Ong britannica, la New
Economics Foundation, elabora da diversi anni, in conformità a inchieste, un indice
della felicità (happy placet index) che ribalta l’ordine classico del Pil pro
capite e anche quello dell’indice di sviluppo umano (Isu). Per il 2009 la
classifica stabilita dall' Ong vede in testa il Costa Rica, seguito dalla
Repubblica Dominicana, dalla Giamaica e dal Guatemala. Gli Stati Uniti vengono
soltanto al 114° posto.
Questo paradosso si spiega
con il fatto che la società cosiddetta «sviluppata» si basa sulla produzione
massiccia di decadenza, cioè su una perdita di valore e un degrado generalizzato
sia delle merci, che l’accelerazione dell’«usa e getta» trasforma in rifiuti,
sia degli uomini, elusi e licenziati dopo l’uso, dai presidenti e manager ai
disoccupati, agli homeless, ai barboni e altri rifiuti umani.
L’odierno sistema economico sottolinea
l’importanza di sostituire ai valori della società mercantile quelli dell’altruismo, della reciprocità,
della convivialità e del rispetto dell’ambiente.
L’economista Jeremy Rifkin individua nella Terza rivoluzione industriale
la via verso un futuro più equo e sostenibile, dove centinaia di milioni di
persone in tutto il mondo produrranno energia verde a casa, negli uffici e
nelle fabbriche, e la condivideranno con gli altri, proprio come adesso
condividono informazioni tramite Internet.
Il punto è che l’aumento
della connettività ci sta rendendo sempre più consapevoli di tutti i rapporti
che compongono un mondo così complesso e vario. Una nuova generazione sta
cominciando a vedere il mondo sempre meno come un deposito di beni da
espropriare e possedere, e sempre più come un labirinto di relazioni cui
accedere. (Angela)
Bibliografia
Raj Patel- Il valore delle
cose e le illusioni del capitalismo
Gianpaolo Fabris- La società
post-crescita
Jeremy Rifkin, La civiltà
dell’empatia
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