martedì 26 novembre 2013

venerdì 22 novembre 2013

LA LETTERA DI ROBERTO VECCHIONI ALLA SARDEGNA (pubblicata sul quotidiano “La Nuova Sardegna” di oggi 22 novembre 2013)


"Il mio cuore è ferito. Negli occhi mi trascorrono prati, monti, volti, alcuni dei quali non vedrò mai più. Ho pianto, sinceramente pianto, come un bambino a cui han rapito il fratello per nasconderlo nel passato, lasciarlo a mezza strada tra i ricordi e l'impotenza. Mi lega a voi, alla Sardegna, non solo una cittadinanza formale, ma una ben più alta affinità elettiva di sentimenti e sensazioni: mi sento un sardo, sono un sardo. Non è la terra di amici miei ad essere stata sconvolta, no, è la mia stessa terra. C'è nella ricorrenza fatale, nel perdurare di questi disastri, quasi uno spregio, una incomprensibile sfida del destino contro il popolo che meno di tutti merita il dolore e la distruzione; ma d'altronde è nella sintassi stessa del vivere sardo essere soli contro tutti e tutto, vivere come "canne al vento". Vi abbraccio, vi abbraccio tutti in questo silenzio improvviso che risponde al tuono e alla morte: vi penso non come un eccezionale incontro, ma come la gente della mia vita a cui più assomiglio per volontà, dignità, senso morale. Tra i miei ricordi trovo, per darci una sorta di consolazione, le parole bellissime tratte da un frammento del grande poeta greco Archiloco: "Cuore, mio cuore sconvolto - in mezzo a pene senza fine tirati su - a petto in fuori aspetta l'assalto - dei nemici: stai ben fermo all'istante - dello scontro e se vinci non metter su - arie, se sei caduto non affliggerti - girando col muso per casa: no no - goditi i tuoi momenti di gioia e - affliggiti al dolore quanto basta, impara - la melodia, il ritmo della vita umana". Tornerò presto ma in verità da voi non sono mai partito, è come se fossi lì a dirvi, gridarvi, sussurrarvi "si ricomincia", perché gli uomini sono troppo grandi per darla vinta al destino".
Roberto Vecchioni....

La terapia musicale

Nel medioevo, i depositari della scienza medica e musicale sono i monaci. Significativi, ad esempio, sono gli studi e la sperimentazione concreta di Nokter Balbulus, monaco, terapeuta e musicologo nella abbazia di San Gallo in Svizzera. Ed utile ricordare che, nella stessa epoca, l'uso del flauto anche come mezzo terapeutico era già conosciuto dagli arabi, che lo usavano per curare i disturbi mentali.Con il rinascimento, in Europa prende vigore l'influsso laico nelle Scuole di Salerno e Montpellier. Arnaldo da Villanova crea la nozione di "simpatia universale", stabilendo i rapporti di vibrazione che si creano tra i corpi sonori, tra i quali quello umano.
Sempre nel Rinascimento, molti medici si convincono che imparando a suonare uno o più strumenti musicali si sviluppi e si affini la capacità di ottenere guarigioni.Nei secoli successivi, le osservazioni intorno ai poteri dei suoni e della musica sulla mente e (anche) sul corpo si moltiplicano.
Si incominciano a scoprire relazioni tra ritmi corporei e ritmi musicali, fra pulsazioni e battute musicali, tra ritmo del respiro e ritmo musicale.In Francia, Louis Roger esaminò in modo critico gli effetti della musica sul corpo e Hector Chamet pubblicò l'opera dal titolo "Effets et influence de la musique sue la sante et sur la melodie", in cui riportava una ricca casistica di terapie musicali. In Germania, Karl Strumpf, verso la fine dell’800 studiò la nozione di "psicologia del suono" e mise l'accento sull'impatto sonoro vissuto da chi ascolta musica.
Rilassamento, equilibrio e stimolazione sono - comunque - i tre effetti immediati prodotti dalla musica. Essa, infatti, permette di comunicare attraverso un codice alternativo a quello verbale. Una “comunicazione analogica” che ci permette di esprimerci con un sistema di simboli notevolmente più ricco. Infine, ormai assodato che le stimolazioni musicali possono procurare miglioramenti nelle sfere affettiva, motivazionale e comunicativa.

 Le endorfine sono sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante.
Oltre ad aumentare la tolleranza al dolore le endorfine sono coinvolte:
nella regolazione del ciclo mestruale
nella secrezione di altri ormoni come GH, ACTH, prolattina, catecolamine e cortisolo
nel senso di benessere ed appagatezza che insorge al termine di un rapporto sessuale

nel controllo dell'appetito e dell'attività gastrointestinale
nella termoregolazione
nella regolazione del sonno

Il rilascio delle endorfine in circolo avviene in particolari circostanze tra le quali un ruolo particolare è svolto dall'ascolto di musiche appropriate e dall'attività fisica.
Un aumento della concentrazione plasmatica di queste sostanze si verifica anche durante terapie analgesiche come l'agopuntura, l'elettrostimolazione e il massaggio sportivo.
Il coinvolgimento delle endorfine nel controllo delle attività nervose è stato a lungo studiato ed il ruolo di queste sostanze per certi aspetti non è ancora stato completamente chiarito.
L'aspetto più affascinante ed interessante delle endorfine risiede nella loro capacità di regolare l'umore. Durante situazioni particolarmente stressanti il nostro organismo cerca di difendersi rilasciando endorfine che da un lato aiutano a sopportare meglio il dolore e dall'altro influiscono positivamente sullo stato d'animo.
Le endorfine hanno dunque la capacità di regalarci piacere, gratificazione e felicità aiutandoci a sopportare meglio lo stress. L'interazione di queste sostanze con altri ormoni e neurotrasmettitori secondo le più recenti scoperte starebbe alla base di numerosi aspetti della sfera psicologica e sessuale dell'uomo. (Mary Hoffer)

lunedì 18 novembre 2013

La crisi dell'uomo




 
E’ vero che oggi stiamo vivendo in un’epoca senza valori? È questo che porta l’individuo e l’intera umanità alla così detta crisi esistenziale?
 Siamo continuamente scossi da notizie tragiche, suicidi, omicidi, genitori che uccidono i figli e viceversa, stragi quasi annunciate e attribuite a momenti di follia o a un termine ormai abusato come la depressione. Spesso si sente dire che tutto questo dipende dalla mancanza di quei valori che dovrebbero guidarci e darci una giusta dimensione della realtà.  Come si può spiegare questa crisi di valori?
 A dettare questi gesti estremi troviamo spesso un’incapacità di chi li compie ad affermare la propria individualità: un forte disorientamento che porta all’impossibilità di percepire e definire con chiarezza la propria individualità. L’individualità, le proprie esigenze, i propri pensieri, finisce per prendere il sopravvento su tutto quello che ci circonda.
 Si ha l’impressione che quello che sfugge al nostro controllo e alla nostra comprensione crei un senso di disagio, ma perché si arriva a temere così quello che non si riesce a capire e a spiegare?
 L’uomo è atterrito, angosciato, annichilito. Gli sembra di non avere un volto, un’identità, uno sguardo, in un mondo vuoto, privo ormai di alcun senso, di certezze, di riferimenti metafisici.
Il mondo moderno è succube di una crisi morale, la quale ha portato l’umanità nell’angoscia dell’assurdo e alla perdita delle certezze ultime dell’uomo. Crollano i valori, il nulla è il fondamento nascosto del mondo, l'uomo si è rinchiuso nella gabbia della libertà, dell'esaltazione dell'io, dell'esteriorità rinunciando a essere se stesso.
 L’uomo non riesce più a provare pietà, non conosce più l’amicizia, la ribellione e la speranza: la crisi porta alla rinuncia di essere uomo, anche se la sfida è il contrario: recuperarsi come tale, riandare verso se stessi per rigovernarsi (governo di sé, saper partecipare alla propria vita, avere autorità di sé), attraverso un processo di maturazione  per imparare a praticare l'adultità del sé per avere consapevolezza continua del proprio progetto.
Dovrebbe spogliarsi del vecchio abito mentale per acquisire la convinzione di non possedere più la verità con la V maiuscola e conquistare, invece, la capacità di porre i problemi, di imparare a interpretarli con una nuova riflessività sulla memoria che gli consentirà di vedere che può esportare nel futuro.
E' dalla memoria che gli arriverà il richiamo a quello che è stato per proiettarlo in un nuovo progetto: ogni persona ha una responsabilità unica nei confronti di sé e degli altri, è il fuoco centrale che si fa filtro tra sé e il mondo.
Non posso essere neutro, devo ritrovare i valori del giusto e dell'equo, del bene comune, il principio forte della relazionalità e della condivisione attraverso le categorie dell'amore, del dono, del riconoscimento dell'appartenenza dell'altro alla comunità.
“Davanti a noi stanno cose migliori di quelle che ci siamo lasciati alle spalle.” (Clive Staples Lewis) (Angela Baldi)

lunedì 11 novembre 2013

Concorso Internazionale Artistico Letterario "Ambiart"







 
Cari amici questa è la poesia che ha ricevuto il Premio Speciale "Maria Gaetana Agnesi" per la Puglia- Poesia a tema:Uomo-Natura-Ambiente- Concorso Internazionale Artistico Letterario "Ambiart" 
 Motivazione della Giuria- Versi dinamici,che tratteggiano un luogo dov'è presente solo chi descrive, con un'aggettivazione semplice, mai banale,il senso precario della propria vita. Il prima e il dopo di sè, uniti in un lungo pensiero di completezza e di consapevole abbandono.

Qui dove la terra

Fendono l’aria le ali,
attraversano il silenzio della neve
che cade, creature della luna,
vanno alla ricerca di cibo,
in una natura selvaggia
che rivela la sua grandezza.
Qui dove la terra entra nell’acqua
e l’acqua entra nella terra,
qui il liquido e il solido s’incontrano
in questa lotta tra terra e mare,
il rotolare dell'onda si infrange
e si spegne. Non c’è qui l’uomo
con la sua volontà.
Le risonanze passano tra i rami,
lasciano una nota sospesa nell’aria,
immerse nella solitudine, nidificano
le mie emozioni e negli abissi
profondamente ramificano.
Qui la natura, con le sue forme
di luci e di colori , mi dà un senso
di malinconia: qui esisteva prima
di me, mi ha vista arrivare,
mi vedrà presto andare via.




giovedì 7 novembre 2013

lunedì 4 novembre 2013

Foglie


Ed ecco
 le ultime foglie
in giro
secche e metalliche
roteano
 mulinelli ondeggianti
che si arruffano
si schierano
avanzano
e tutte cominciano
a tremolare
 nell’aria  ricolma
 di grandi farfalle
 che danzano
verso uno scrigno
di  cielo

volano
nell’essenza
di un ultimo
essenziale respiro.

(Angela Baldi-"Dalla finestra"- )
  www.unibook.com



sabato 2 novembre 2013

L'ELISIR






Separando l’emozione dal motivo esterno, quello che ti rimane è solo “l’elisir”, il distillato di quella emozione........
Gli aspetti più spigolosi o più ribelli del tuo carattere, che in genere consideri sbagliati, sono quelli dove ha sede la tua forza vitale. Ti giudichi troppo iracondo, o troppo timido, o non ti piace provare invidia verso qualcuno? Sappi che proprio questi aspetti del carattere, se usati bene, ti distinguono dagli altri e ti permettono di far maturare un punto di vista personale. Da loro può nascere una grande forza di volontà. Impariamo come usarli bene.

Sei più forte se non cerchi di cambiarti Spesso vorremo correggere il nostro carattere, vorremmo “domarci” per somigliare a un’immagine ideale. Certi lati “ribelli” però lo impediscono e ci riportano coi piedi a terra. Da qui la costante tendenza a combatterli. Qual è il rischio?
L’autocontrollo eccessivo può fare male Lottare contro i comportamenti istintivi vuol dire renderli più forti. Oggi magari riusciamo a controllarli, ma l’energia accumulata tornerà più forte domani, con tutti i problemi che ne seguiranno. Cambiamo approccio con questa tecnica.
Separa le emozioni da ciò che le scatena: otterrai un “elisir” di energia Ogni volta che senti arrivare un’emozione che giudichi “sbagliata” (invidia, rabbia, timidezza…), prova a “slegarla”, cioè a separarla dalla situazione o dal motivo che l’ha scatenata. Di solito pensi di provare invidia verso una certa persona, o di arrabbiarti sempre quando il partner si comporta in un dato modo, oppure leghi la timidezza a figure che giudichi più forte di te. Prova a pensare invece che quelle circostanze, quelle persone, siano solo occasioni, interruttori che ti permettono di “accedere” energie autonome, che esistono indipendentemente…da te! Nel tuo carattere si esprimono forze universali: rabbia, invidia, paura, passione, entusiasmo… Sono tutti frammenti di un’energia che non aspetta altro che di scorrere in tutti noi e non a caso i popoli antichi le consideravano “forme” del divino.
Il risultato: aumentano volontà ed entusiasmo Con questo accorgimento, piano piano impari ad accogliere le tue reazioni senza aver bisogno di “buttarle subito fuori”, ma anche senza cercare di reprimerle. Quando arrivano è come se un dio o una dea ti visitassero: le accogli con benevolenza, le lasci risuonare e stai semplicemente lì, accanto a loro. Separando l’emozione dal motivo esterno, quello che ti rimane è solo “l’elisir”, il distillato di quella emozione. Vedrai che, lentamente, ti darà forza, entusiasmo e nuove intuizioni.(Mary Hopper)